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“Il Boss dei Comici” riesce in una grande impresa: far rimpiangere “Made in Sud”

Il talent di comici nasce con l’obiettivo di prendere in giro i talent televisivi, una veste pretestuosa che tenta di nascondere l’imitazione di show identici in onda in Rai e Mediaset. Quand’è che la rete di Urbano Cairo capirà che La7, per esistere, deve essere diversa?
A cura di Andrea Parrella
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Cos'è successo a La7? Il quesito arriva dritto come un treno, dopo aver dato un'occhiata a "Il Boss dei comici". Da qualche mese a questa parte, in maniera più che insistente, la rete di Urbano Cairo si prodiga nel maldestro tentativo di dare il definitivo assalto alla concorrenza e trasformarsi in una generalista, vera e propria. Purtroppo, da noi, generalista è una definizione infelice, fa rima con populista e l'impressione è che l'Italia ne abbondi, che ce ne sia già abbastanza. La genesi della rete televisiva che fu di Telecom è complessa, si è trasformata dal sogno che era quando nacque, in una rete che ha dovuto trovare il motivo di esistere, saggiamente, nell'intenso approfondimento sull'informazione: è così che è diventata il terzo polo della tv, tracciando una linea di distinzione netta rispetto a Rai e Mediaset. Non è casuale che il solo programma di intrattenimento davvero riuscito di La7 sia Crozza, perché è identitario ed affine ad un pubblico tipico di quella rete, che pigiando il settimo tasto del telecomando cerca la certezza di una discontinuità.

Da quando Cairo ha acquistato La 7 c'è stato un progressivo cambio di rotta verso i numeri, che poco ha di strano e illegittimo. Ma senza snobismi, prescindendo dal dato di fatto che "Il boss dei comici" è quasi riuscito nella mirabile e rara impresa di far rimpiangere il cugino "Made in Sud", la questione essenziale sta nell'opportunità, o meno, di gettare nella mischia un programma così, senza alcuna cautela, nessun paracadute, su una rete che ha abituato il suo pubblico a tutt'altro. La platea di La7 è non solo complessa qualitativamente, ma si porta appresso un problema di tipo quantitativo, al quale Cairo sta cercando di far fronte con dei metodi degni degli anni '80: porta una telenovela sud americana nel palinsesto pomeridiano un anno fa, sospesa dopo pochi mesi; tenta l'ingaggio di Rita Dalla Chiesa per affidarle la fascia pomeridiana, col risultato di tenerla ferma un anno senza un programma; ora prova la manovra del fritto misto di comici con l'attenzione particolare a Napoli. Che a guardarlo viene in mente quel refrain di cui le forze di opposizione al governo Renzi fanno largo abuso di questi tempi "Roba che se l'avesse fatto Berlusconi…".

Quanto a "Il Boss dei comici", l'ideatore e produttore Nando Marmone ne traccia il profilo così: "Lo spunto è quello di Indietro tutta che nacque per prendere in giro i quiz, con il nostro meccanismo prendiamo in giro tutti i talent, da Ballando con le stelle a X Factor. Creiamo un pathos finto, mettiamo una musica che faccia salire gli ascolti, sempre che ne esista una, ci sono le carte come in Amici di Maria De Filippi ma con la possibilità di eliminare una sola persona…". Dopo averci dato una prima occhiata nella puntata con Tullio Solenghi, verrebbe da dire che prima di prendere in giro qualcosa bisognerebbe innanzitutto capire.

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