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Gualtiero Marchesi: “I talent culinari fenomeno assurdo, rovinano la cucina”

Il più celebre degli chef italiani è molto severo con gli show culinari che affollano i palinsesti televisivi e pensa a un programma suo, molto diverso dai talent alla ‘Masterchef’: “Tutti si sentono chef e hanno la folle idea che questo sia un mestiere facile. Immagino un programma diverso da queste trasmissioni pop, una sfida tra grandi professionisti”.
A cura di Valeria Morini
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I talent culinari come Masterchef sono il grande evento televisivo degli ultimi anni? D'accordo, ma "stanno rovinando la cucina" e la vera arte culinaria. Parola di Gualtiero Marchesi, forse il più celebre dei grandi chef italiani, che in un'intervista rilasciata al quotidiano "Il Giornale" si scaglia contro questi programmi televisivi che definisce "un circo" e che già in passato aveva bacchettato con decisione.

85 anni appena compiuti, considerato il padre della "nuova cucina italiana", fondatore di un'Accademia di cucina, Marchesi ha recentemente aperto un nuovo ristorante a Milano. Considera la cucina un'arte,  ma il proliferare di show televisivi popolati da chef e aspiranti tali, a suo parere, fanno tutt'altro che bene a questo mestiere:

Certi programmi stanno rovinando la cucina. Oggi tutti si sentono grandi chef e facciamo un'enorme fatica a trovare ragazzi che vogliono affrontare questo lavoro con gli enormi sacrifici che richiede.

Ecco perché, se quella dello chef è "negli Stati Uniti la professione più ambita dai giovani da qui al 2018", diventa difficile trovare la vera qualità:

Tutti hanno la folle idea che questo sia un mestiere facile e non sanno neanche che la parola chef vuol dire capo. Così all'improvviso si sentono tutti capi… Ho citato gli Stati Uniti perché questo assurdo fenomeno dei talent è cominciato lì.

Marchesi, tuttavia, non è a priori contro la presenza dell'arte culinaria in tv, anzi: da tempo sta pensando di portare un suo programma sui palinsesti televisivi:

Immagino un programma con un format completamente diverso rispetto alle trasmissioni pop che affollano i palinsesti e che per funzionare devono a tutti i costi coinvolgere il pubblico. Serve una televisione che parli di cucina molto seriamente, in un'ottica culturale. Se sfida dev'essere, sia soltanto tra grandissimi professionisti. Perché la cucina non è un circo.

E sul fatto che Cracco e altri cuochi celebri si presentino come suoi allievi, dice:

Una cosa è dire allievo, un'altra è discepolo. I divi del momento li conosco uno per uno, ma non li giudico.

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