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Gerry Scotti: “Ho perso 10 kg, sono stato nell’anticamera della terapia intensiva”

Gerry Scotti, guarito dalla Covid dopo un ricovero durato 13 giorni, annuncia che proverà a tornare in tv nell’arco di poche settimane per la finale di Tu sì que vales, il talent show in onda su Canale5 la cui finale sarà trasmessa sabato 28 novembre: “Sono rimasto in ospedale 13 giorni ma gli ultimi 3 li hanno chiamati di svezzamento perché uno deve tornare a camminare, muoversi e respirare la vita normale”.
A cura di Stefania Rocco
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Ospite di Linus e Nicola Savino a Deejay chiama Italia, Gerry Scotti racconta il suo ricovero in ospedale, un ricovero durato 13 giorni che lo ha comprensibilmente spaventato. Ma adesso il periodo peggiore è alle spalle e Gerry pensa al suo rientro in tv. Non registrerà altre puntate di Caduta Libera ma per la finale di Tu sì que vales il conduttore potrebbe farcela a tornare in onda:

Con Caduta Libera, quello che dovevo fare è fatto. Tornerò, se mi negativizzo, alla finale di Tu sì que vales e poi mi godrò le vacanze di Natale e la nipotina. Sappiate che i medici non vogliono essere chiamati eroi. Sono persone che cercano di far bene il loro lavoro e li ho visti far bene il loro lavoro.

Gerry Scotti racconta il ricovero

Non è stata una passeggiata. Ho visto la storia vera. Tutti sperano di non prenderlo, quando lo prendi speri che sia una di quelle forme per cui te la cavi con la tachipirina. Quando ti accorgi che il sistema casalingo non basta, devi andare da quelli che hanno la pratica”, racconta Gerry, tornato a casa dopo un il lungo ricovero necessario dopo la positività al coronavirus, “La pratica se la sono fatta sul campo questi ragazzi in questi mesi. Ti devi fidare, non ti devi spaventare. Sono rimasto in ospedale 13 giorni ma gli ultimi 3 li hanno chiamati di svezzamento perché uno deve tornare a camminare, muoversi e respirare la vita normale”.

Casco e cannula per l’ossigeno, Scotti: “Ho perso 10 chili”

Sono stati giorni duri per Gerry che spiega di avere dovuto indossare il casco e la cannula nasale per l’ossigeno.  La parte più difficile è durata 36 ore, poi uno "svezzamento" e il rientro a casa: “Sono stato fisicamente nell’anticamera della terapia intensiva. C’era una stanza e per non farmi spaventare troppo l’hanno data a me. Non ero né nella stanza normale, né nella terapia intensiva. C’era una porta di vetro e vedevo tutto quello che accadeva. Ci sono stato 36 ore e grazie a Dio mi sono bastate. In quelle ore ho visto tutto ciò che è stato, tutto ciò che è e tutto ciò che sarà. Ho fatto l’ossigeno, quello è la cura basilare. Quando l’ossigeno non arriva agli organi, la saturazione comincia a scendere e la batteria del tuo telefono comincia a spegnersi. Avverti spossatezza, è come se avessi fatto una maratona senza averla corsa. Avevo la cannula nel naso e il casco che non solo ti dà la dose di ossigeno ma ti aiuta a fare ginnastica con il polmone”. Poi i ringraziamenti ai medici che lo hanno curato: “Ho avuto la fortuna di essere nel centro Covid dell’Humanitas che è un centro modernissimo. Quelli che girano sono tutti uguali perché non li riconosci. Ho avuto la fortuna di stare in una stanzetta da solo. Ho perso una decina di chili”.

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