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Federica Zille di DAZN dopo molestie a Greta: “Le donne smettano di difendere gli uomini violenti”

Alla luce dell’episodio di molestie a Greta Beccaglia, Federica Zille, giornalista di DAZN, racconta a Fanpage.it cosa significa vivere in prima persona le offese e le umiliazioni di una donna a bordo campo. Violenze che partono dalle tribune e continuano sui social: “Pensano sia una zona franca, proprio come allo stadio. Si sentono legittimati dal branco”.
A cura di Giulia Turco
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Federica Zille, bordocampista di DAZN, lo sa bene: raccontare il calcio per una donna non è semplice. Soprattutto se è giovane e di bell'aspetto. La vicenda di Greta Beccaglia e le molestie subite fuori dallo stadio di Empoli-Fiorentina aggiungono un capitolo ad una storia che ancora, purtroppo, sembra lontana dalla conclusione. Quella del rapporto donna – mondo del calcio, che passa per una semplice diffidenza e sfocia, talvolta, in violenze e umiliazioni.

Federica, che idea ti sei fatta della vicenda delle molestie a Greta Greta Beccaglia?

Quello che è successo a Greta è una cosa allucinante. Nessuno si deve permettere di mettere una persona in difficoltà, qualunque sia il suo lavoro o il suo sesso. Non ha nulla a che vedere con il fatto che Greta sia una bella ragazza. Se fosse stata in minigonna sarebbe valso lo stesso identico discorso.

Violenze che non si limitano alle tribune dello stadio ma spesso, come nel caso di Greta, proseguono sui social, una piazza dove tutto sembra essere concesso…

È così. Spesso mi arrivano commenti o messaggi in direct come ‘Quanto te la tiri…", banalmente. Proprio ieri, ad esempio, sotto ad un mio post hanno scritto un commento particolarmente volgare. Eppure ero completamente barbata perché a San Siro si moriva di freddo. Mi si vedevano praticamente soltanto gli occhi.

E tu come hai reagito?

La prima reazione è di imbarazzo. La seconda di rabbia. Poi il senso di colpa, pensi: "Forse sto dando un messaggio sbagliato?". Infine cancelli il messaggio e ti rendi conto di non aver fatto niente di male. A colleghi uomini non verrebbero mai rivolti messaggi del genere.

"Se insultano un uomo colpiscono sua moglie o sua madre"

L’analisi ‘Social Athlets’ di DAZN in collaborazione con l’istituto di ricerca Blogmeter ha messo a confronto le conversazioni sul web e i commenti ai post sui social di sei atleti italiani tra i più seguiti (3 uomini e 3 donne) negli anni 2019 e 2020. Emerge che l‘11% dei commenti sotto ai contenuti pubblicati da donne è volgare o offensivo (+7% rispetto al 2019), mentre per gli uomini i commenti molesti sono pari al 4%.

Se un atleta uomo porta a casa una vittoria, il 65% dei commenti elogiano la sua impresa, ma solo il 45% apprezza il risultato delle donne (il 9% sono commenti offensivi). Se un’atleta donna posta un selfie, le molestie arrivano a toccare 1 commento su 5. Nel caso degli atleti uomini gli insulti sono pari al 6%, di cui la maggior parte è rivolto alle donne della loro vita, a mogli, madri, sorelle.

Possibile che gli uomini non si rendano conto dell'umiliazione che c'è dietro un gesto simile?

Un uomo non potrà mai capire che cosa significa essere appellata con certi epiteti, non esistono nemmeno corrispettivi maschili, per fortuna direi comunque. Il dato allarmante è che facendo una comparazione con i dati di due anni fa, la violenza è aumentata. Pensano che i social siano una zona franca, esattamente come succede in uno stadio. È la dinamica del branco: si sentono legittimati, forti del fatto di essere quasi tutti uomini che si spalleggiano uno con l'altro e la donna si trova a subirli senza possibilità di contraddittorio.

Credi siano anche le donne stesse a contribuire a questo fenomeno, o almeno a non impedirlo?

Le donne spesso non sono escluse dalla colpa. La fidanzata che difende il molestatore di Greta infatti credo sia la cosa peggiore di questa storia. Anziché bollarli per quello che sono, difendono i loro uomini. Le donne dovrebbero fare quadrato per far valere una parità di diritti che ancora non abbiamo.

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Competenze giornalistiche e bellezza in tv: sei d'accordo sul fatto che nei programmi sportivi sia finito il tempo per mettere in vetrina belle ragazze?

Credo che il concetto dell'invitata scelta per i suoi canoni estetici vale per lo più per le reti locali. Sulle reti nazionali si punta molto di più sulle competenze: nel nostro caso, siamo ragazze di bell'aspetto, ma ci avrebbero potuto assumere anche con un colloquio telefonico. È anche vero che nelle realtà locali ci sono ragazze che usano il calcio per arrivare in televisione. In fin dei conti quindi anche la ragazza ha il suo tornaconto. Detto ciò, mi dispiace che si faccia di tutta l'erba un fascio. La gente deve imparare ad ascoltare cosa le donne hanno da dire sul calcio.

E se una giovane giornalista volesse iniziare una gavetta, provando a partire da piccole realtà? Dovrebbe quindi passare per una selezione estetica?

Per la mia esperienza personale, all'inizio della mia carriera ho provato ad entrare in realtà più piccole. Una volta mi hanno chiesto solo una foto, senza accertarsi delle competenze. L'ho invitata e non sono stata più richiamata. In seguito a Milan Tv,  mi hanno chiesto di parlare di calcio e mi hanno assunta.

Nelle grandi realtà in cui lavori ti capita ancora di non essere presa sul serio?

Ora per fortuna non più, ma all'inizio c'era molta diffidenza. Durante una delle mie prime partite, mentre ero a bordo campo a scrivermi le formazioni, un addetto ai lavori è passato chiedendomi: "Cosa scrivi, il pensierino della buonanotte?". Ad un collega maschio non sarebbe mai successo. Quando sei l'unica donna in campo tentano di metterti in difficoltà, almeno all'inizio. È come seda donna il rispetto dovessi conquistartelo.

E tu come rispondevi?

Io ho optato per l'ironia. Ti permette di rispondere senza essere arrogante, ma al tempo stesso di tirare "una botta sui denti" a chi tenta di metterti in difficoltà.

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