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Ettore Andenna a 20 anni dalla fine dei Giochi Senza Frontiere: “Era la trasmissione dell’estate”

Intervistato da Repubblica in occasione del ventennale dall’ultima puntata di “Giochi senza frontiere”, Ettore Andenna racconta il valore di quel programma: “Hanno fatto più i giochi per l’Europa che la Comunità europea. Era il programma simbolo delle nostre estati. Ci vorrebbe ancora quello spirito di divertimento e di apertura”. Il programma ritornerà la prossima stagione su Mediaset con il titolo di “Euro Games”.
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Oggi ha un'azienda di famiglia, un allevamento di polli e vive in campagna, lontano dalla città: "Così ho assorbito bene il fatto che non faccio più televisione". Ettore Andenna, intervistato da Repubblica in occasione del ventennale dall'ultima puntata di "Giochi senza frontiere", racconta com'era quell'evento televisivo che riuniva tutta l'Europa davanti alla televisione. È stato il conduttore più longevo d'Europa per i Giochi, con 103 puntate, e ammette che senza i Giochi manca "quel divertimento che l'Europa non ha più".

Cosa era Giochi Senza Frontiere

Chi ha più di 25 anni ricorderà certamente cosa significava assistere ai "Giochi senza Frontiere". Ascoltare quella sigla voleva significare che era arrivata finalmente l'estate. Ettore Andenna rivela che quella trasmissione era considerata come la "babysitter ideale".

Era la trasmissione dell'estate, la trasmissione che non c'è più. Per anni, è stato considerato come il babysitter ideale. C'era una sera d'estate libera. Cominciavano a guardarla i ragazzi, poi arrivava piano piano tutta la famiglia.

Una competizione vera

Una competizione reale ogni anno con le varie città delle nazioni in gara che si preparavano con grande spirito agonistico. È il caso del Portogallo, che iniziava la sua preparazione a gennaio, e quello dell'Ungheria, che truccava i documenti per far partecipare atleti professionisti.

La competizione c'era ed era assoluta. I portoghesi si preparavano già da gennaio. C'erano gli ungheresi che truccavano i documenti portando i campioni e le campionesse di triathlon e di pentathlon, perché per loro era una questione nazionale. Era l'Europa che si guardava e si scopriva. Dava un'immagine bella dell'Europa e degli europei. Hanno fatto più i giochi per l'Europa che la Comunità europea.

L'esclusione dalla Rai

Poi, qualcosa è successo. I Giochi Senza Frontiere terminarono nel 1999, lui era già fuori dalla conduzione da tre anni. Fu messo fuori dai Giochi e soprattutto dalla Rai, ma resta consapevole del fatto di essere entrato nella storia anche grazie all'affetto della gente.

Dopo Giochi senza Frontiere venni messo fuori dai Giochi e dalla Rai. Ma non mi sono ammalato dentro, perché la gente si ricorda di me con affetto, mi vuole bene e per me questo è il più bel grazie che posso avere. Vivere in campagna ti aiuta ad assorbire molte cose con un'altra mentalità. Mi ha aiutato a non calcolare il fatto di essere stato messo fuori. Da qui, non me ne frega più di tanto.

Il ritorno di Giochi Senza Frontiere

Ma cosa può significare il ritorno di Giochi Senza Frontiere? Nella prossima stagione televisiva, Mediaset rilancia Euro Games, il restyling dei Giochi. Per Ettore Andenna, il ritorno del programma "darebbe un senso di divertimento e ludicità che in questo momento l'Europa non ha".

Il ritorno di Giochi Senza Frontiere darebbe un senso di divertimento e ludicità che in questo momento l'Europa non ha. In questo momento, l'Europa sembra un ombrello nero. Parliamo di senza frontiere, ma le frontiere sono ritornate incredibilmente. Una volta c'era voglia di partecipazione, di farsi conoscere, questo oggi non c'è più

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