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Emilia Clarke ha avuto due aneurismi cerebrali: “Ora sto bene, ma ho rischiato di morire”

Con una lunghissima lettera pubblicata sul New Yorker, Emilia Clarke, la Daenerys Targaryen di Game of Thrones, rivela ad anni di distanza di aver avuto due aneurismi ed essersi sottoposta a diverse operazioni chirurgiche, pensando più volte di morire, addirittura in diretta Tv. La sua rivelazione è finalizzata a parlare della sua attività benefica per aiutare persone che hanno avuto problemi cerebrali.
A cura di Andrea Parrella
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Una lettera lunghissima e dettagliata, un racconto intimo e riservato, quello con cui Emilia Clarke, la Daenerys Targaryen de Il Trono di Spade, ha deciso di rivelare al mondo le sue vicissitudini, raccontando attraverso le pagine del New Yorker dei problemi di salute patiti negli ultimi anni, due aneurismi, che l'hanno portata a rischiare la vita. Una dichiarazione che fa a poche settimane dalla partenza dell'ottava e ultima stagione de Il Trono di Spade, uno dei momenti più attesi dell'anno da milioni di fan della serie.

Il tutto è iniziato dopo la prima stagione della serie che l'ha rese celebre a livello mondiale, quando aveva soli 24 anni e la sua carriera era in piena fase ascendente. L'11 febbraio 2011, la prima crisi durante un allenamento in palestra. Lo racconta così:

Quando ho iniziato l'allenamento ho dovuto farmi forza per andare oltre i primi esercizi. Poi il mio allenatore mi ha fatto mettere in posizione plank e ho immediatamente provato la sensazione che una fascia elastica stesse schiacciandomi il cervello. Ho cercato di ignorare il dolore e andare avanti, ma semplicemente non potevo farlo. Ho detto al mio allenatore che dovevo fare una pausa e in qualche modo, quasi strisciando, sono arrivata nello spogliatoio. Ho raggiunto il bagno, mi sono piegata sulle ginocchia e ho vomitato tanto e violentemente. Nel frattempo il dolore – come dei colpi, delle pugnalate, delle compressioni – stava peggiorando. In un certo senso sapevo cosa stava accadendo: il mio cervello era danneggiato. Per alcuni momenti ho provato ad allontanare il dolore e la nausea. Ho detto a me stessa: ‘Non sarai paralizzata'. Ho mosso le dita delle mani e dei piedi per assicurarmi che fosse vero. Per mantenere attiva la memoria ho provato a ricordare, tra le varie cose, alcune battute de Il trono di spade.

Poi i momenti successivi, offuscati dalla confusione: "Ricordo il suono di una sirena, un'ambulanza, ho sentito delle nuove voci, qualcuno che diceva che il polso era debole. Stavo vomitando bile. Qualcuno ha trovato il mio telefono e ha chiamato i miei genitori, che vivono a Oxfordshire, e gli hanno detto di raggiungermi al pronto soccorso del Whittington Hospital". L'esito di quel malore è subito chiaro: "Avevo avuto un aneurisma, la rottura di un'arteria. Come ho scoperto in un secondo momento, circa un terzo dei pazienti con la stessa diagnosi muore immediatamente o poco dopo. Per i pazienti che sopravvivono è richiesto un intervento d'urgenza per bloccare l'aneurisma perché c'è un alto rischio di una seconda, spesso fatale, emorragia. Se volevo vivere ed evitare dei deficit terribili dovevo essere immediatamente operata. E anche in quel caso non c'erano garanzie".

Emilia Clarke racconta quindi di essere stata trasferita al National Hospital for Neurology di Londra: "Mi ricordo che mi hanno detto che dovevo firmare la liberatoria per un intervento chirurgico al cervello. Intervento al cervello? Ero nel mezzo della mia vita piena d'impegni, non avevo tempo per un intervento al cervello. Ma alla fine ho acconsentito e ho firmato. E poi sono stata priva di sensi. Per le successive tre ore i chirurghi hanno lavorato per riparare il mio cervello. Non sarebbe stato il mio ultimo intervento e nemmeno l'ultimo. Avevo 24 anni". L'attrice ricorda quei momenti di sconforto:

"Potevo vedere la mia vita futura e non valeva la pena viverla. Sono un'attrice, devo ricordarmi le battute e ora non riuscivo a ricordarmi nemmeno il mio nome. Stavo soffrendo di afasia, una conseguenza del trauma subito dal mio cervello. Anche se stavo dicendo cose senza senso, mia madre è stata così gentile dall'ignorarle e provare a convincermi che ero perfettamente lucida. Ma sapevo che non era così e nei momenti peggiori volevo spegnere le macchine. Ho chiesto ai medici di lasciarmi morire. Il mio lavoro, l'intero sogno di quella che avrebbe dovuto essere la mia vita ruotava intorno al linguaggio, alla comunicazione. Senza mi sentivo persa".

Per effetto di un'incredibile serie di fattori positivi Emilia Clarke si riprenderà nelle due settimane successive ed avrà modo di tornare a lavoro, gettandosi a capofitto negli impegni delle interviste per il lancio della seconda stagione e tornando sul set. Chiede a tutti che venga mantenuto il massimo riserbo sulle sue condizioni di salute, mentre la morfina e vari medicinali la aiutano ad affrontare i forti dolori. Ma la paura torna al termine della terza stagione de Il Trono di Spade, nel 2013, quando una visita rende chiara la necessità di un altro intervento chirurgico, inizialmente pronosticato come semplice e non troppo invasivo. Ma le cose sono andate in maniera completamente diversa:

Quando mi hanno svegliata urlavo dal dolore. La procedura non aveva funzionato. Avevo un'importante emorragia e i dottori mi hanno detto chiaramente che le mie chance di sopravvivenza erano poche se non mi operavano di nuovo. Questa volta dovevano accedere al mio cervello attraverso il cranio e l'operazione doveva avvenire immediatamente. Il recupero è stato ancora più doloroso rispetto a quello precedente. Avevo l'aspetto di qualcuno che aveva affrontato una guerra molto più violenta rispetto a quelle affrontate da Daenerys. Ero uscita dall'operazione con un drenaggio che usciva dalla testa. Parti del mio cranio erano state sostituite con il titanio. Ora la cicatrice che fa una curva dalla testa all'orecchio non si vede, ma inizialmente non sapevo se si sarebbe vista.

Ma quelli per i dolori e per l'aspetto estetico non era la sola ragione di ansia: "C'era, in particolare, la costante preoccupazione riguardante ogni possibile perdita cognitiva o dei sensi. Sarebbe stata la concentrazione? La memoria? La visione periferica? Ora dico alle persone che mi ha privato del mio buon gusto in fatto di uomini, ma ovviamente niente all'epoca sembrava divertente. Ho trascorso un mese in ospedale e in certi momenti avevo perso tutte le speranze. Non riuscivo a guardare nessuno negli occhi. C'era una terribile ansia, attacchi di panico. Non sono stata cresciuta pensando di dire che qualcosa non è giusto, mi hanno insegnato a ricordarmi che c'è sempre qualcuno che sta peggio di te. Ma, vivendo questa esperienza per la seconda volta, avevo perso tutte le speranze".

La riabilitazione è stata altrettanto dura, ma anche in quel caso la Clarke ha deciso di tenere nascosto quanto fosse accaduto, anche quando un giornale fece emergere delle indiscrezioni rispetto a quanto era accaduto. Tra i momenti più critici, quello della sua presenza al Comic Con di San Diego di quell'anno, in cui pensò di morire in diretta Tv, nel corso di un'intervista: "Ho pensato: ‘Ora morirò. Il mio momento è giunto. Ho imbrogliato la morte due volte e ora viene a reclamarmi". Eppure questo non l'ha fatta desistere e l'attrice ha scelto di affrontare ugualmente un'intervista con MTV:

Ho pensato che se avessi dovuto morire, potevo anche farlo in diretta tv. Ma sono sopravvissuta. Sono sopravvissuta a MTV e molto altro. Negli anni dopo la seconda operazione sono guarita andando oltre ogni ragionevole speranza. Ora sto bene al 100%.

Questa confessione, spiega la Clarke arriva una volta maturata a pieno la consapevolezza di stare bene e avere tutto sotto controllo. E il risultato è un'operazione di beneficenza internazionale, esplicitamente destinata ad aiutare persone che hanno avuto i suoi stessi problemi: "Ho deciso di dedicarmi all'attività benefica e ho aiutato a sviluppare SameYou, in collaborazione con partner nel Regno Unito e negli Stati Uniti, che ha lo scopo di offrire cure alle persone che hanno subito danni cerebrali e aneurismi. Provo una gratitudine senza fine nei confronti di mia madre e mio fratello, dei miei dottori e delle infermiere, dei miei amici. Ogni giorno sento la mancanza di mio padre che è morto di cancro nel 2016 e non potrò mai ringraziarlo abbastanza per avermi tenuto la mano fino alla fine. C'è qualcosa di gratificante, e che va oltre ogni fortuna, nell'arrivare alla fine della serie. Sono così felice di essere qui per vedere l'epilogo de Il Trono di Spade e l'inizio di qualsiasi cosa accadrà in futuro".

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