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Eleonora Cottarelli: “Sky Sport in crisi? Per me è un tempo di opportunità per farci scegliere”

Volto delle ATP Finals di Torino, Eleonora Cottarelli ripercorre la sua militanza storica in Sky Sport in questo momento di passaggio: “Avere competitor spinge a far emergere il meglio di sé”.
A cura di Andrea Parrella
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Il giorno delle ATP Finals di Torino è arrivato. Tra gli 8 tennisti più forti al mondo c'è anche Matteo Berrettini e il torneo di tennis che chiude la stagione giunge per la prima volta in Italia, sintomi di momento di grande dinamismo per il movimento nazionale. Sky Sport racconterà in tutte le salse la settimana delle Finals, con approfondimenti, speciali e le tante ore di programmazione dedicate alle partite. A coordinare la campagna torinese ci sarà Eleonora Cottarelli che ripercorre in questa intervista a Fanpage.it la sua militanza storica a Sky Sport, dal 2004 icona delle varie, o volgarmente detti sport minori. "Una volta un mio direttore mi disse che minore non è lo sport, ma come lo si racconta. Con le Finals abbiamo l'occasione di raccontare storie e far appassionare le persone".

Sky Sport punta ad una nuova era di alfabetizzazione del tennis. Come vivi questo momento dall'interno?

Io torno indietro di qualche mese e penso a come abbia vissuto la finale di Wimbledon. Avevo il timore di non godermela, pensavo ci fossero molte persone a seguire quell'evento e mi preoccupavo di stare attenta a pesare la parola, essere tecnica ma non troppo. In questo caso mi sono detta che voglio godermela e sentirmi fortunata di vivere questo momento. Ho vissuto le Finals sul posto per la prima volta due anni fa, per una settimana ti trovavi con gli otto migliori del mondo a scrutare ogni dettaglio. Hai modo di entrare nella quotidianità dei migliori tennisti al mondo.

Matteo Berrettini a Wimbledon
Matteo Berrettini a Wimbledon

La presenza di un italiano rende però necessario il doversi attaccare a un sentimento e supportarlo. Questo non rischia di contaminare l'esperienza?

Secondo me può essere solo una bella contaminazione. Intanto perché Torino è una città che, a differenza di Londra, è più piccola, hai la possibilità di sentire in ogni angolo della città aria di tennis. Io penso all'enorme impatto che può avere la visione di un italiano in campo tra i migliori del mondo per un bambino che prima non aveva sentito parlare di tennis. Il grande evento diventa una spinta per lo sport di base e dobbiamo pensare a quanto ciò possa contare in questo momento storico. Quanti bambini sono stati costretti a smettere di fare sport nell'ultimo anno e mezzo? La spinta è unica. Poi stavolta con Berrettini si può sognare, ha una consapevolezza decisamente maggiore rispetto a due anni fa.

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In che modo il tennis si distingue da uno sport popolarissimo come il calcio in termini di racconto?

Quello del tennis è un racconto che è più lento e meno urlato di quanto non lo sia quello del calcio. Diciamo che se dovessimo pensare a uno spartito, è di certo più armonico, anche nella possibilità di raccontare i protagonisti, avvicinarti a loro. Non ti fermi all'evento in sé, ma cerchi di dare una visione in più.

Ti immagini anche in una collocazione che vada oltre il racconto da studio, ad esempio entrando nello specifico del commento tecnico?

A me piace riuscire a dare in poco tempo quelli che possono essere gli elementi che fanno da spinta o contorno nel momento in cui devi andare ad analizzare certe cose. Per fare una telecronaca devi avere un tipo di competenza che non ho. Nella conduzione sento di potermela godere di più. Il mio sogno, in realtà, sarebbe raccontare lo sport insieme ai bambini, perché per loro il possibile non ha confini.

Hai fatto parte di un'era in cui Sky ha cambiato il racconto dello sport, ora vivete un momento di passaggio, molti colleghi storici sono andati via e il mercato si è arricchito. Che effetto ti fa?

Io penso che avere un competitor ti spinga sempre ad essere la parte migliore di te stesso e confrontarti con gli altri. Nel momento in cui non hai un avversario in campo la vittoria è assicurata e vinci facile. Quando hai concorrenza e racconti diversi, sei spinto a trovare un modo per emergere, una chiave diversa per farti scegliere. Questo è bello perché non sei l'unico che ha tutto, ma quello che lo racconta meglio, che fa sentire lo spettatore lì. Ti senti sempre al 100%, guardi tante cose che prima non consideravi perché era tutto apparecchiato. Pensiamo al paragone tennistico: Nadal sarebbe stato un grandissimo campione anche da solo, ma con Federer quanto lo è stato di più? E viceversa, tra l'altro. Funziona così, innamorarti o reinnamorarti di qualcuno significa vedere qualcosa che prima non vedevi. Uno stimolo in più.

Niente aria di crisi, dunque.

Io sono laureata in lingue orientali e la parola "crisi" in cinese è formata da due ideogrammi che in realtà significano "opportunità". Per cui quando ho visto i titoli "Sky in crisi" io mi sono detta che se il significato era quello, allora a me andava più che bene.

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