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Drogati dal pubblico nei programmi Tv, ora non riusciamo più a farne a meno

L’operazione di Top Dieci, primo show Rai di prima serata post Covid, fa emergere un problema che la televisione dovrà in qualche modo risolvere: l’assenza di pubblico in studio. Il silenzio, elogiato a inizio lockdown, continua ad essere una tra le cose più difficili alle quali abituarsi. Come se tutto apparisse provvisorio, in attesa di un ritorno alla normalità che non sappiamo, effettivamente, se ci sarà.
A cura di Andrea Parrella
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Nei mesi di pandemia abbiamo provato ad abituarci, accettare il silenzio negli studi televisivi o gli escamotage di chi ha provato a creare un pubblico finto in modo esplicito, trasformandolo in un elemento narrativo, come accaduto a Propaganda Live. Ma al ritorno del primo show Rai in prima serata, Top Dieci di Carlo Conti, che pure ha riscontrato buoni ascolti, la mancanza di quel rumore di sottofondo continua a pesare. Le gag tra i protagonisti paiono forzature, loro stessi sembrano faticare a divertirsi. Tutto sembra pallido scialbo, provvisorio, legato a un'idea di resistenza prima dell'attesissimo ritorno a una normalità, nonostante non sappiamo se e quando la normalità di prima tornerà ad essere normalità e basta.

Gli applausi scroscianti, le grida del pubblico di Amici, le risate tra il pubblico diventate marchio di fabbrica di alcuni programmi come Che Tempo Che Fa. All'improvviso sono sparite, o diventate artificiali, e in televisione finisce per sembrarci tutto smorto, artificiale pure quello. Col tempo il telespettatore si è addomesticato alle platee negli studi ed è vero che molti programmi fanno della presenza di pubblico una componente non solo importante, ma essenziale affinché un programma sia realizzabile. La Corrida, Avanti un altro, trasmissioni che fanno dell'interazione tra conduttori concorrenti e pubblico una componente essenziale.

Gli applausi hanno sedotto il telespettatore, lo hanno ammaliato, inducendolo a una partecipazione attiva nella visione, in sintonia o distonia con l'approvazione o disapprovazione del pubblico in studio. Si è finiti ad attribuire autenticità all'applauso, strumento accessorio della finzione televisiva, basti pensare agli applausi a comando che scandiscono alcuni talk show politici. Qualche settimana fa, sull'onda dello stesso atteggiamento con cui guardavamo lieti alla natura che riconquistava i suoi spazi durante il lockdown, elogiavamo il silenzio anomalo di sottofondo nei programmi Tv, dicendo che non fosse poi così male.

Ma il progressivo ritorno alla normalità amplifica quei silenzi ed è come se, d'un tratto, quell'equilibrio perfetto che regolava le dinamiche della messa in scena televisiva, venendo a mancare di un pezzo avesse perso non solo la sua ritualità, ma la sua consistenza.

La dittatura del pubblico in studio è forse la cosa che più di tutte ha cambiato la storia della televisione e non c'è dubbio che l'assenza di spettatori nei programmi Tv sarà la cosa più difficile da far digerire al telespettatore. Pensiamo al colmo dei colmi: Sanremo in un Ariston vuoto.

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