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Dopo “SanPa”, i figli di Vincenzo Muccioli querelano Netflix

Dopo “SanPa”, gli eredi della comunità di San Patrignano, i figli di Vincenzo Muccioli, Andrea e Giacomo, difenderanno la memoria del padre in tribunale. È stata depositata presso la Procura della Repubblica una querela ai produttori, agli autori e alla regista della docu-serie disponibile su Netflix dal 30 dicembre scorso.
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Dopo il grande clamore che ha generato nell'opinione pubblica il documentario "SanPa – Luci e Tenebre di San Patrignano", i figli di Vincenzo Muccioli, il fondatore della Comunità di San Patrignano, hanno querelato Netflix per diffamazione aggravata. Gli eredi della comunità, Andrea e Giacomo, difenderanno la memoria del padre in tribunale.

La querela per diffamazione

La docu-serie – cinque episodi disponibili su Netflix dal 30 dicembre scorso – ha occupato la discussione pubblica all'inizio dell'anno ripescando una delle storie più oscure d'Italia. Tra le velate allusioni del documentario realizzato da Carlo Gabardini, Gianluca Neri e Paolo Bernardelli, anche quelle su una presunta omosessualità e sulla morte per Aids. Andrea e Giacomo Muccioli, assistiti dall’avvocato Alessandro Catrani, hanno presentato nei giorni scorsi querela ai Carabinieri.

Le polemiche per la docuserie

"SanPa – Luci e Tenebre di San Patrignano" ruota intorno alla figura di Vincenzo Muccioli, il santone della Comunità di San Patrignano in un racconto che mischia immagini di repertorio a testimonianze di chi è stato dentro e fuori la Comunità, compreso lo stesso Andrea Muccioli che ha rilasciato il suo contribuito a titolo gratuito, vendendo però i diritti audiovisivi del materiale d'archivio della Comunità. Si parla di un totale complessivo di 180 ore di interviste e immagini tratte da 51 archivi differenti. E sono state 25 le testimonianze ascoltate e montate. Come aveva dichiarato nelle prime interviste rilasciate alla stampa nazionale, Andrea Muccioli si sarebbe sentito tradito dall'utilizzo che è stato fatto di quel materiale. Nella querela, fa sapere il Corriere Romagna, vengono individuati come responsabili i produttori, gli autori e la regista che ha diretto la docu-serie, Cosima Spender.

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