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Cristiana Dell’Anna: “Io come Caterina, figlia di Rocco Chinnici, donna dolce e cazzuta’”

Fanpage.it ha raggiunto Cristiana Dell’Anna che, nel film tv Rocco Chinnici, giudice assassinato dalla mafia a Palermo nel luglio del 1983, interpreta la figlia Caterina, divenuta a sua volta magistrato e autrice di un libro di ricordi sulla coraggiosa vita del padre, dal titolo È così lieve il tuo bacio sulla fronte.
A cura di Eleonora D'Amore
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Il film tv Rocco Chinnici, tratto dal libro di Caterina Chinnici “È così lieve il tuo bacio sulla fronte”, racconta dal punto di vista privilegiato di una figlia, interpretata da Cristiana Dell'Anna, anch’essa divenuta magistrato, colui che è considerato non solo suo padre, ma anche quello del pool antimafia. E sarà uno straordinario Sergio Castellitto a dare volto e anima al giudice Chinnici, integerrimo uomo di Stato ma anche padre attento e affettuoso, assasinato dalla mafia a Palermo nel luglio del 1983, in una produzione dal grande valore civile, per la regia di Michele Soavi, firmata da Rai Fiction e Casanova Multimedia di Luca Barbareschi.

Fanpage.it ha raggiunto Cristiana Dell'Anna per un'intervista che tocca, a più riprese, il delicato passaggio da un ruolo ai margini della legalità, come quello di Patrizia Santoro nella serie Gomorra, a quella di una fiera combattente contro la mafia, dolce e ‘cazzuta' come lei stessa l'ha definita, che ha fatto dell'amore per suo padre e della giustizia un motivo di vita anche oltre la morte.

Dopo il ruolo di Patrizia Santoro in ‘Gomorra – La serie’ ti sei ritrovata a vestire i panni di un personaggio diametralmente opposto nella fiction di Rai1. Come ti sei preparata per interpretare il ruolo di Caterina Chinnici?

Il personaggio è diametralmente opposto a quello di patrizia. Prepararsi per un ruolo sempre fa parte del mio mestiere. Con Caterina Chinnici c’è stata una prima fase, ovvero la fase di lettura del suo romanzo È così lieve il tuo bacio sulla fronte, dal quale è tratto il film tv. Leggere quel libro mi ha portato a capire quante cose in comune avessi con Caterina, soprattutto dal punto di vista dei valori umani. Momenti difficili tanti, è una storia piena di amore, rabbia, dolore e perdono. Ogni frammento si basa sul ricordo nel passato che incrocia puntualmente il presente, come simbolo di una memoria che noi tutti dobbiamo conservare per non dimenticare la vita e le opere di Rocco Chinnici.

Hai rintracciato un filo conduttore tra la tua personalità e quella della figlia del magistrato?

Sì c’è un filo conduttore anche nella personalità, molti aspetti di Caterina mi appartengono. In primis quello della dolcezza, che io ho vissuto attraverso la mia mamma, così come ha fatto lei con la sua. Caterina, come diremmo a Napoli, è una molto ‘cazzuta' ma anche estremamente dolce. Quindi quello che mi accomuna molto a lei è questo connubio tra dolcezza e forza.

Nella fiction, a Rocco Chinnici  viene restituita un’immagine più umana. Ritieni che la vita famigliare e il profondo attaccamento ai figli abbia avuto un ruolo fondante nella sua acerrima lotta contro la mafia? 

La forza dei valori che tramandava la sua famiglia sono stati il fondamento della lotta contro la mafia. Si percepisce sempre come le scelte che fa, anche a discapito di una serenità familiare, siano fatte per la sua famiglia. È stato un uomo di valore e di onore, la forza dei sentimenti nei confronti dei loro figli sono state la base di tutto il suo operato.
Quale messaggio della fiction ritieni debba arrivare forte e chiaro al pubblico?

Deve passare un messaggio fondamentale: è un film sulla memoria, è pedagogico, vuole rinnovare la necessità di ricordare. Rocco Chinnici ha fatto la storia dell’Italia e non dobbiamo saperla soltanto per conoscerne i fatti, ma per capirne l’intensità, anche attraverso il suo racconto familiare, che ce ne fa apprezzare ancora di più il valore. Se non si tramanda, si perde, e questo non deve accadere.

Da ‘Gomorra – La serie’ alla fiction ‘È così lieve il tuo bacio sulla fronte’, ti sei ritrovata a raccontare il Sud Italia della mafia, delle stragi ma anche degli eroi che con coraggio percorrono fino in fondo la strada della legalità. Ti ritieni soddisfatta di come la tv di oggi racconta il Sud o credi che ci sia ancora tanta strada da fare per restituire a questa parte d’Italia la sua giusta dimensione?

Io mi sento molto felice di raccontare la storia del Sud Italia, perché sono cittadina del Sud, l'ho vissuto in tutto, anche nelle sue ferite. Le sue storie ce la portiamo dentro noi meridionali e io sono felice di urlarle alla nazione intera. Non so se siamo ancora arrivati a quel punto tale in cui possiamo dire che lo stiamo raccontando bene ed è sufficiente. Il potere comunicativo della televisione, e in questo caso della Rai che raggiunge le famiglie di tutta Italia, è forte e non escluderei anche quello del cinema, che arriva al mondo intero. Più se ne parla e si esterna, più si riesce a ritrovare la dimensione giusta, perché non serve nascondere o far finta di niente, servono sempre più storie importanti come questa, da raccontare e tramandare nelle case, nelle scuole. Perché non basta mai.
 

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