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Cresce la voglia di Grande Fratello con la speranza di un ritorno alle origini

La notizia del Grande Fratello 13, previsto per gennaio 2014, pare non abbia scosso granché l’opinione pubblica, desiderosa di rivederlo in tv dopo un anno sabbatico ma speranzosa di assistere ad un’edizione più consapevole dei limiti del passato. È ora che il superfluo lasci spazio al necessario.
A cura di Eleonora D'Amore
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Il ritorno del Grande Fratello sarà senza dubbio un evento, non fosse altro perché dopo un anno sabbatico tutti vorranno capire cosa si inventeranno gli autori per catturare nuovamente l'attenzione del pubblico come ai tempi d'oro del format. Tempi d'oro della prima stagione, quella di Taricone, della Plevani, della "gatta morta" Marina e di tutto il resto del cast, che ha condotto per mano il programma verso la consacrazione televisiva, con ascolti totalmente inaspettati data la sua natura sperimentale. Vuoi una formula più "slim" e facile da digerire, vuoi la particolare genuinità dei concorrenti e, non ultima, la poca dinamicità di alcuni meccanismi di gioco (come la varietà degli ingressi e la scarsa disponibilità di mezzi all'interno della casa) fatto sta che ormai è diventata una consuetudine esclamare "Bello sì, ma mai come la prima edizione!", dando così conferma della supremazia dell'esordio.

Nostalgia del passato – Una deriva sempre più evidente, forse studiata a tavolino nel tentativo disperato di proporre cose nuove, che ad un certo punto è diventata quasi ingestibile. Gli autori hanno iniziato a perdere il controllo delle storie, dei concorrenti e delle loro stesse idee. Caos assoluto propinato come prodotto di punta della rete ammiraglia Mediaset, che ha perso credibilità e ha dovuto arrendersi all'evidenza (il flop di ascolti tv dello scorso anno pare sia bastato). C'è da dire che la tv italiana senza il Grande Fratello non è stata però capace di offrire altri degni "sostituti" e, ad oggi, potrebbe contare sulla voglia di guardare al passato con meno indignazione, su quel fare malinconico con il quale spesso si arriva ad apprezzare ciò che fino a pochi mesi fa si affrontava con sdegno. Perché poi questo reality show nella sua essenza più pura piaceva, l'esperimento antropologico fine a sé stesso di dieci persone rinchiuse in un appartamento senza grosse distrazioni e costrette a far interagire le loro diversità accattivava, per cui sembrerebbe indispensabile guardare maggiormente alla sua forma primordiale per tentare di riportarlo ai fasti di un tempo.

grande fratello trash

Superfluo e necessario – Tutto ciò che è arrivato dopo è superfluo. Non servono i continui litigi, i pianti isterici, i casi umani "forzati", l'ombra assillante del gossip, la mania di protagonismo onnipresente (anche davanti ad un semplice cucchiaino di Nutella!), non serve rovinarsi la pelle a furia di docce "bollenti" e nemmeno consumare chili di crema per massaggiarsi a vicenda. Superfluo è tutto l'apparato di dinamiche umane che con un reality hanno poco a che vedere, reo di aver snaturato un prodotto forte in partenza, così come il coinvolgimento esasperato di chi è alla conduzione (chissà se il nome di Silvia Toffanin al timone sia stato avanzato proprio per la sua conduzione piuttosto sobria). Necessario invece lavorare in primis sulla scelta del cast, rendendo le selezioni dei concorrenti meno artificiose e basate su logiche mediatiche poco producenti, e subito dopo sul minore impatto possibile con l'evoluzione delle storie. Lasciamo fuori i giornali, le famiglie e le questioni personali e rimettiamo dentro questo immenso "acquario" televisivo solo i suoi abitanti, osservati dall'occhio indiscreto delle telecamere senza inutili contaminazioni esterne.

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