Cosa voleva dire veramente Miss Italia sulla Seconda Guerra Mondiale
Non ce la faccio a non difenderla, a non provare a mettermi nei panni di una ragazza di diciotto anni che si gioca la possibilità di diventare Miss Italia in una sera e che, in pochi secondi, deve concentrare il senso di una risposta quanto più efficace possibile per colpire la giura in un'edizione del concorso che, come tutte le edizioni degli ultimi vent'anni, si imponeva il proposito di dare più spazio al pensiero delle ragazze. Da ore Alice Sabatini, laziale, classe '96, è finita in un turbinio mediatico di proporzioni inaudite per una frase (forse) pensata bene, ma (sicuramente) formulata malissimo, tanto male da suonare esattamente come il contrario di quel che avrebbe voluto essere: ovvero una gaffe. Dico forse perché è una speranza, una speranza mia.
Mi spiego: qualche anno fa capita ad un mio amico di andare come concorrente in un quiz televisivo, ci va accompagnato dal fratello il quale, come da prassi, si sottopone ai saluti iniziali interagendo con il conduttore. Conduttore che gli chiede qualcosa sul conto del mio amico concorrente, qualche battutina simpatica e poi il fratello, preso dall'ansia dei quindici minuti di celebrità e costretto dai tempi televisivi, cerca di ridurre ad una parola colorita la complessità del carattere del concorrente, in un processo di sintesi che non sarebbe venuto bene manco a Proust. Naturalmente la parola usata era un po' troppo colorita e siccome il quiz era registrato, il fratello del mio amico concorrente finì per essere tagliato dalla puntata messa in onda.
Un passo falso dettato dall'ansia di stupire? Sì, soprattutto quello, che alla fine penso sia quanto accaduto ad Alice Sabatini. Qualcuno l'ha accusata di aver detto una frase in controtendenza ai soliti messaggi inneggianti la "pace nel mondo", stereotipo assoluto delle aspiranti miss. Ma se si trattasse solo di un'evoluzione di questo stesso desiderio di pace, condita da un tocco di originalità? Il virgolettato della Sabatini diceva: "Vorrei vivere nel '42, per vedere realmente la Seconda Guerra Mondiale. Sui libri ci sono pagine e pagine, io volevo viverla, tanto so' donna e il militare non l'avrei fatto e me ne sarei stata a casa". Provo a leggerla con un filtro meno scandalistico e penso abbia voluto esprimere il seguente concetto:
Vorrei vivere nel '42 per capire realmente cosa voglia dire vivere le atrocità e le tragedie di una guerra. Sui libri ci sono pagine e pagine, ma noi non sappiamo e speriamo di non sapere mai cosa significhi davvero vivere una guerra. Da donna non avrei probabilmente combattuto, ma avrei patito ugualmente la fame e il dolore per l'attesa che i miei cari tornassero dal fronte.
Sforziamoci tutti di pensare che abbia voluto dire davvero questo, così come io mi sono sforzato di credere che il fratello del mio amico, anziché attribuire al mio amico l'accezione di "fancazzista", volesse in realtà dire quanto apprezzasse l'allegria e la gioia di vivere, oltre che il coraggio di suo fratello, così da dargli forza per vincere in quel quiz televisivo. A proposito, l'incolpevole fratello del mio amico è naturalmente mio fratello, così come il mio amico sono io.