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Compagna di Enzo Tortora contro Antonella Clerici: “Neanche una parola sul processo che lo uccise”

Francesca Scopelliti, che fu compagna di Enzo Tortora, protesta contro l’omaggio che Antonella Clerici ha riservato allo storico conduttore nella prima puntata di Portobello: “Ha dimenticato di dire che è morto per una vergognosa vicenda giudiziaria. Impensabile ricordarlo senza citare la sua battaglia per la giustizia”.
A cura di Valeria Morini
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Sabato 27 ottobre è partita su Rai1 la nuova edizione di Portobello, rivisitazione dell storico programma che fu condotto da Enzo Tortora. A raccoglierne l'eredità è Antonella Clerici, in un varietà dal sapore nostalgico che è piaciuta a molti spettatori. A qualche giorno di distanza dal debutto, però, il programma viene investito da una polemica che vede al centro un duro messaggio di Francesca Scopelliti. La giornalista che fu compagna di Tortora non ha gradito l'omaggio della Clerici, che pure ha ricordato il conduttore con commosso affetto. A suo dire, sarebbe gravissimo non aver citato il clamoroso errore giudiziario di cui Tortora fu vittima, e che ne avrebbe causato indirettamente la morte prematura. Questa la lettera aperta che la Scopelliti ha indirizzato a Repubblica:

Sabato sera è partita una nuova edizione di Portobello con la conduzione di Antonella Clerici, alla quale è toccato dare il giusto riconoscimento ai meriti professionali di Enzo Tortora, ideatore e conduttore del fortunato programma. Peccato che abbia dimenticato di dire che quel bravo giornalista, quell’uomo perbene, è stato vittima di una vergognosa vicenda giudiziaria che lo ha portato alla morte nel 1988. A sentire il ‘commosso ricordo', sembrava quasi che Enzo Tortora fosse morto di vecchiaia, dopo vari successi televisivi e non – come invece è – di malagiustizia dopo un clamoroso arresto e un vergognoso processo che lo ho voluto a tutti i costi colpevole. Certo, il processo in Appello e la Cassazione poi hanno riconosciuto la sua completa estraneità alle gravi accuse lanciate dalla procura napoletana, ma il male era stato fatto.

Nessun riferimento alla battaglia di Tortora per la ‘giustizia giusta'

"A dispetto di chi lo voleva camorrista, Enzo Tortora si è fatto leader di una nobile battaglia per la giustizia giusta", continua la Scopelliti, "e non si può pensare di rendergli memoria cancellando dalla memoria quella ultima parte della sua vita, quella sua battaglia per lo stato di diritto che è stato il suo ultimo e più importante impegno. La sua trasmissione più drammatica e più nobile". La giornalista e politica oggi è presidente della Fondazione internazionale per la giustizia Enzo Tortora, costituita nel 1988 per assicurare la difesa dell'immagine del conduttore e di altre persone vittime di abusi e colpe gravi nell'amministrazione della giustizia.

Cosa ha detto Antonella Clerici a Portobello

Queste le parole che la Clerici ha riservato a Tortora nella prima puntata: "Il mio primo pensiero va a un genio della tv, un precursore: Enzo Tortora. Grazie particolare alle sue figlie, che mi sono state vicine e so che stanno seguendo. Sono emozionata anche io, in fondo. La prova è ardua". La presentatrice ha ricordato gli anni in cui Portobello (ai tempi in onda su Rai2) era un appuntamento fisso per gli italiani. Nessun riferimento alla vicenda giudiziaria, in effetti, ma è altrettanto vero che l'argomento potrebbe essere affrontato nelle prossime puntate. Ai microfoni di Fanpage.it, la Clerici ha descritto il revival del programma come "una grande sfida" professionale.

Il processo Tortora

Il caso che vide coinvolto Tortora esplose nel 1983. Il 17 giugno di quell'anno, il conduttore venne arrestato per traffico di stupefacenti e associazione di stampo camorristico. Le accuse si basavano sulle dichiarazioni dei pregiudicati Giovanni Pandico, Giovanni Melluso detto "Gianni il bello", che sarebbe poi stato condannato all'ergastolo, Pasquale Barra, legato a Raffaele Cutolo, altri 8 imputati nel processo alla cosiddetta Nuova Camorra Organizzata, del pittore Giuseppe Margutti e di sua moglie Rosalba Castellini. Furono in tutto tredici le testimonianze, poi rivelatesi false. L'unico elemento oggettivo fu il nome di Tortora scritto su un'agendina trovata nell'abitazione di un camorrista, Giuseppe Puca detto O'Giappone: si sarebbe in seguito scoperto che il nome in questione era in realtà Tortona. L'indagine contro il presentatore avvenne nell'ambito di una maxi-inchiesta che totalizzò 856 arresti in tutta Italia.

Contro Tortora si scatenò una tempesta mediatica senza precedenti, dalla messa in onda delle immagini del conduttore ammanettato all'enorme eco che ebbe la vicenda sulle reti televisive. Diversi personaggi tv come Pippo Baudo e Piero Angela e giornalisti come Enzo Biagi, Indro Montanelli e Giorgio Bocca presero le difese di Tortora, che un anno dopo l'arresto fu eletto deputato al Parlamento europeo nelle liste del Partito Radicale. Nel 1985, fu condannato a dieci anni di carcere, si dimise dall'incarico politico e si chiuse agli arresti domiciliari. Il 15 settembre 1986, dimostrata l'infondatezza delle testimonianze contro di lui, Enzo Tortora fu assolto con formula piena dalla Corte d'appello di Napoli, dopo sette mesi di carcere e domiciliari. Tornò in tv il 20 febbraio del 1987 proprio con Portobello, esordendo con una frase divenuta storica: "Dove eravamo rimasti?".  Il 13 giugno 1987, fu assolto definitivamente in Cassazione. Morì meno di un anno dopo: il 18 maggio 1988 si spense a Milano a soli 59 anni per un tumore polmonare. Il suo caso è stato raccontato nel film tv "Un uomo perbene" con Michele Placido e nella fiction Rai "Il caso Enzo Tortora – Dove eravamo rimasti?" con Ricky Tognazzi. Le figlie Silvia e Gaia Tortora sono entrambe note giornaliste.

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