Chi ha detto “sì” a Pechino Express?
Sapevamo di questo Pechino Express dal debutto d'agosto, annunciato da Raidue come quel progetto che sostituiva l'Annozero di Michele Santoro dopo un anno di titubanza, quell'appuntamento fisso del giovedì sera della rete che per anni ha regalato successi in termini d'ascolto, e dunque introiti pubblicitari. Chiaro che tra i due prodotti non esiste alcun tipo di confronto proponibile, non avendo nulla a che fare l'una con l'altra. Di certo determina chiaramente quale sia la linea perseguita da Raidue.
Un progetto che muore in partenza – Pechino Express potrebbe essere una bell'idea. Il condizionale è determinato dal fatto che lo sarebbe se si vedesse su un canale Discovery, se fosse fatto da sconosciuti, davvero ai limiti del sostentamento necessario. Nessuna eccezionalità, in quel caso parrebbe semplicemente autentico. Per primo lo spettatore si approccerebbe con un altro spirito. I concorrenti sono divisi per coppie e devono fare un dato percorso in territori orientali con disponibilità economiche limitate. Appunto, una bella idea, potenzialmente. Nel modo in cui si presenta però, questo reality è evidentemente la solita cosa fatta a metà, tipico dello stile Rai. I protagonisti, un fritto misto di famosi in difficoltà, non più famosi e mai famosi, potranno rivelarsi capaci di barcamenarsi, ma mancano quei personaggi traino che spingano la gente a vedere la prima puntata senza sapere di che cosa si tratti, perché capaci a far notizia da soli. I dati auditel della prima puntata, tutt'altro che esaltanti, sono una cristallina dimostrazione di questa legge (ecco qui il cast ufficiale del programma). Messa così ha davvero più senso scegliere solo ed esclusivamente dei perfetti sconosciuti.
Chi ha detto "ok, facciamolo"? – L'Emanuele Filibertoo di Savoia presentatore, che chiedeva rassegnazione ai telespettatori che bistrattano la sua presenza, adducendo la motivazione di fare tv oramai da sei anni, pur avendo fatto dei corsi estivi di conduzione televisiva, non è pervenuto. Non è la disinvoltura a mancargli, quanto la credibilità del conduttore e del motivatore che prova ad essere per i concorrenti. Ha capacità di convincimento degne da posizioni di vertice del PD. Persiste un problema, che va aldilà della scelta di sostituire l'informazione di Santoro con dell'intrattenimento. Cioè, a dispetto delle potenzialità di questo format, è un progetto che pare partire perdente in partenza, per la sua collocazione in palinsesto e il cast selezionato (non è una certezza, solo un'impressione). E quindi concentrandosi esclusivamente su questa mera percezione, si tralascia qualsiasi dissertazione squisitamente televisiva a beneficio di una sola domanda: chi, nelle stanze Rai, ha pressato perché si dicesse sì a Pechino Express?