Caso Ceste, la perpetua discolpa don Zappino: “Non ha rapito Elena”
Da un po' di tempo a questa parte, Pomeriggio Cinque sta trattando il caso di Elena Ceste. Nei giorni scorsi, si è parlato tanto dei due messaggi anonimi ricevuti dal medico della donna, che incolpavano don Roberto Zappino – confessore della mamma di Costigliole – del rapimento di Elena. I messaggi sembra siano stati inviati da un telefono pubblico di Corato, uno nel mese di aprile e l'altro a maggio. Il programma di Canale 5 ha dato la parola alla perpetua di don Zappino che lo ha difeso con forza, raccontando ciò che è accaduto il giorno della scomparsa della Ceste.
"Quella mattina era il 24 gennaio – me lo ricordo benissimo – era la festa di San Francesco D'Assisi (in realtà era San Francesco di Sales ndr). Don Roberto stava dicendo la messa sin dalle 08:30 – 08:20 e fino alle 10 era in chiesa. I messaggi che lo incolpano? Non è vero, non è vero, non è vero. È una cosa falsa perché quella mattina sono sicurissima che lui diceva messa. Ero di sopra, nell'alloggio, facevo un po' di pulizia e mi ricordo che è venuta la signora Marilena, l'ho vista molto agitata e mi ha detto: "C'è don Roberto?", le ho spiegato: "Sta dicendo messa, è successo qualcosa?" e lei ha risposto: "Sì, abbiamo perso la nostra vicina". È una cosa brutta, grave anche per don Roberto, poverino! Noi lo conosciamo ma mi dispiace che la gente pensi queste cose di lui perché non è vero."
Don Roberto Zappino, dunque, ha un alibi inattaccabile. Intanto, la giornalista Benedetta Delogu ha spiegato che l'autopsia sul corpo di Elena Ceste è ancora in corso e ha confermato che la svolta è ormai vicina, ma la prova regina non sarà l'autopsia, ma un piccolo particolare non ancora diffuso dagli inquirenti.
I vestiti di Elena Ceste consegnati agli inquirenti erano asciutti – Un dettaglio di cui si è tornato a parlare nel corso di Pomeriggio Cinque è il fatto che i vestiti della donna, trovati per terra in giardino, fossero perfettamente asciutti nel momento in cui sono stati consegnati agli inquirenti. Giangavino Sulas ha voluto ricordare come sono andate le cose:
"Che dire delle pantofole rosa? Michele prima le consegna, poi le rivuole indietro. Gli fanno notare che sono troppo pulite per aver camminato in giardino in quella mattinata umida e allora lui le avrebbe richieste indietro e non si capisce perché. In questa vicenda c'è un solo testimone delle cose che Elena avrebbe detto prima della scomparsa ed è lui. Alle 10:30 dà l'allarme ai carabinieri con una telefonata, ma fisicamente ci va due ore dopo e consegna i vestiti. Gli inquirenti notano che sono asciutti e lui spiega che sono asciutti perché sono stati in auto delle ore e con il riscaldamento si sono asciugati."