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Caos totale in Rai dopo la telefonata di Di Maio a Che Tempo Che Fa, di chi è la colpa?

Dopo gli interventi telefonici di Di Maio e Martina a “Che Tempo Che Fa”, in Rai c’è stata una palese spaccatura tra il Cda, che accusa la dirigenza di non aver cambiato la programmazione per raccontare la crisi di governo, e il Direttore Generale Orfeo è infuriato per l’accaduto. A farne le spese è Fazio, costretto anche stavolta a scontare le colpe di tutti per i principali guai del servizio pubblico da un anno a questa parte.
A cura di Andrea Parrella
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Inutile girarci intorno, da un anno a questa parte i guai della Rai sembrano essere (quasi) tutti riconducibili ad un solo nome: Fabio Fazio. Il conduttore di "Che Tempo Che Fa" si è ritrovato all'interno di un tritacarne mediatico da cui è uscito come il casus belli dei grandi cambiamenti avvenuti in azienda nei mesi scorsi. L'ultimo atto si è consumato nel corso dell'infuocata domenica appena trascorsa, mentre si materializzava la crisi del governo giallo-verde formato da MoVimento 5 Stelle e Lega. Le telefonate improvvise dell'onorevole Di Maio e dell'onorevole Martina, hanno generato una scia di polemiche per l'impreparazione mostrata dal servizio pubblico televisivo rispetto alla copertura giornalistica nelle pesanti ore della crisi di governo. E nelle stanze dei bottoni gli equilibri paiono definitivamente saltati.

La cronaca dei fatti

A pochi minuti dalle 20 di domenica 27 maggio 2018, arriva la notizia della rinuncia all'incarico di formare un governo da parte di Giuseppe Conte. Notizia che mette in fibrillazione l'opinione pubblica per l'instabilità istituzionale che ne potrebbe derivare. Notizia che meriterebbe di essere raccontata minuto per minuto. Ma a Viale Mazzini non si reputa necessario alcun cambio di programma e su Rai 1 va in onda, come previsto, "Che Tempo Che Fa". La situazione nei minuti successivi rischia di precipitare, il leader M5s Luigi Di Maio chiede di intervenire telefonicamente in diretta.

Una telefonata non prevista, giunta intorno alle 21.30, a pochi minuti dall'ospitata in studio di Roberto Bolle. Fazio la accetta e l'onorevole Di Maio, facendo intuire la rabbia derivante dalla scelta di Sergio Mattarella di porre un veto sul nome di Paolo Savona come Ministro dell'Economia, annuncia la volontà di tentare la messa in stato d'accusa del Presidente della Repubblica. Fazio interagisce con Di Maio, gestendo una situazione complicata e relativa a fatti che lui stesso, essendo in diretta, aveva potuto seguire solo parzialmente. Pochi minuti dopo, con grande stupore del conduttore, fa la stessa cosa il reggente della segreteria Pd Maurizio Martina. Il terremoto interno alla Rai è dietro l'angolo.

Cda contro il Direttore Generale

Nelle ore successive "Che Tempo Che Fa" e il suo conduttore vengono bersagliati da un fuoco amico fatto di accuse e contestazioni, partite dai vertici dell'azienda. Un effetto domino innescato da un'intervista a Vanity Fair del consigliere d'amministrazione Carlo Freccero, che scagiona Fazio da responsabilità sostenendo che chiunque avrebbe accettato quelle telefonate, e accusa senza mezzi termini il Direttore Generale: "Doveva esserci uno speciale del Tg1 a gestire una situazione così grave, in quel momento. Mica Fazio. È questo che trovo scandaloso. Ci sono mille giornalisti in Rai, che cosa hanno fatto? […] La direzione generale di questa emergenza non ha tenuto conto. Un errore di valutazione gravissimo, per il quale rivolgo personalmente un’accusa a Orfeo".

La furia di Mario Orfeo

L'ex direttore del Tg1 e volto di punta Rai dal 2017 Mario Orfeo commenta a stretto giro: "Fazio che in quella fascia si occupa talvolta di politica non ha gestito bene la telefonata di Di Maio. Ma il Tg1 – aggiunge Orfeo – c’è stato con un collegamento aperto dalle 15,30 alle 20,35”. Stando alle voci di corridoio, Orfeo si sarebbe letteralmente infuriato per quanto accaduto domenica sera, forse tradendo la consapevolezza di aver perso un'occasione e non aver mostrato adeguata prontezza nel cambio di palinsesto. Le parole di Freccero, d'altronde, danno voce a qualcosa che è più di una sensazione generale, ovvero che la Rai si sia mostrata assolutamente inadeguata al racconto di una delle più complesse crisi istituzionali della storia repubblicana, lasciando a La7 e a Mentana il compito di fare servizio pubblico televisivo.

Fanno eco a Freccero altri membri del cda. "Nessun giornalista si sarebbe rifiutato di prendere la telefonata di Di Maio. Ma un conto è dare spazio a un intervento, un altro è garantire un microfono aperto, senza alcun tipo di contraddittorio. Su questo ci siamo trovati tutti d’accordo in cda", dice Arturo Diaconale. Concetto rimarcato da Rita Borioni: "La telefonata di Di Maio da Fazio è stata mal gestita e sussiste un tema generale sulla necessità di contraddittorio che diventerà sempre più stringente con l’avvicinarsi". È una frattura evidente tra Cda e dirigenza, che nemmeno il commento istituzionale del presidente Monica Maggioni può sanare: "C’è stata una quadratura bizzarra". Il consigliere Franco Siddi, inoltre, sottolinea la nota dolente del confronto con Giletti:

Il problema è che domenica sera non doveva esserci ‘Che tempo che fa’, ma o andava allestita una task force giornalistica che entrasse nel programma o si doveva modificare il palinsesto serale […] Giletti parla alla pancia della gente, noi alla Rai dobbiamo prima di tutto spiegare: non possiamo introdurre un comizio senza chiarire i fatti.

E Giletti sfonda con gli ascolti di Non è l'Arena

Ma è proprio Massimo Giletti la spina nel fianco. Estromesso dalla Rai la scorsa estate a dispetto di ascolti da capogiro nella domenica pomeriggio, il conduttore ha fatto della sua battaglia alla Rai il presupposto del suo progetto televisivo. Mentre Fazio restava in bilico tra intrattenimento e ed interventi estemporanei dei politici di punta,"Non è l'Arena" raccontava nei dettagli la crisi di governo e questo tempismo è stato ricompensato dagli ascolti, perché il programma di La7 registra il miglior risultato stagionale, superando di fatto Rai 1. Risultato che ha del clamoroso e contribuisce a rendere ancor più incerto il bilancio di questa prima stagione su Rai 1 di Fabio Fazio.

Fazio avrebbe chiesto al Tg1 di fare uno speciale

Al generale cortocircuito, si aggiunge l'indiscrezione pubblicata dal Fatto Quotidiano, secondo cui Fazio avrebbe chiamato il direttore del Tg1 Montanari nel tardo pomeriggio di domenica, proponendogli di andare "con uno speciale dopo l’intervista al presidente del Senato Alberti Casellati oppure prendendo il timone per l’intera serata, ma Montanari avrebbe declinato l’offerta". A ribattere a queste voci ci ha pensato la Rai con un comunicato di questa mattina, smentendo categoricamente la notizia presunta della telefonata tra Fazio e Montanari.

La responsabilità di tutta la vicenda resta un grande interrogativo. Di certo i commenti dei vertici Rai non rendono giustizia al concetto di chiarezza, per un'azienda pubblica che accusa visibile affanno quando c'è un errore per cui va isolato un responsabile. Siccome il punto di domanda è il solo segno grafico con cui si possa chiudere questo articolo, ci si chiede: se la dirigenza di un'emittente pubblica come la Rai non riesce a cogliere la crucialità di eventi che andrebbero raccontati, minuto per minuto, con una diretta straordinaria, che colpe può avere Fazio?

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