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Brumotti dopo l’aggressione: “Il megafono è perché mi sono rotto le palle di certe situazioni”

L’inviato di Striscia aggredito lo scorso sabato a Roma parla dei rischi di questa modalità di avvicinamento con megafono che tanta eco sta avendo nelle ultime settimane.
A cura di Andrea Parrella
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Le indagini sull'aggressione a Vittorio Brumotti ed alla sua troupe di Striscia la Notizia a Roma proseguono. Gli inquirenti della compagnia di Montesacro che si stanno occupando della vicenda, hanno infatti acquisito le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona dove è avvenuta l'aggressione, oltre a quelle degli stessi inviati, registrate prima, durante e dopo l'aggressione. Nel frattempo il modello di servizio proposto da Brumotti sta portando i suoi frutti. L'atleta è diventato, di fatto, uno degli inviati di punta della trasmissione e sembra aver trovato la sua dimensione perfetta nel Tg satirico. Coinvolto in un evento in un centro commerciale nella mattina del 4 dicembre, Brumotti ha commentato quanto accaduto pochi giorni fa:

Ho passato la linea, quella linea che mi avevano raccomandato di non passare. Sono orgoglioso di averlo fatto, oggi tanta gente è venuta a farmi segnalazioni e non il solito selfie.

Perché Brumotti è diventato l'uomo col megafono?

In queste settimane Vittorio Brumotti ha lanciato un nuovo format per Striscia La Notizia. Girando con la sua troupe in luoghi di spaccio delle più grandi città italiane, prima avvicina i responsabili, e poi arriva col suo megafono per creare clamore e far fuggire gli spacciatori, col proposito di riuscire a farli desistere per il futuro. Proposito che è proprio Brumotti a spiegare:

A ‘Striscia la notizia' ascoltiamo la gente che ha bisogno di noi e delle forze dell'ordine, ha bisogno di cacciare l'eccesso e l'omertà […] Mafia, ‘Ndrangheta e Camorra le distruggi con una tecnica semplicissima, abbattendo l'ignoranza. Tanta gente ha paura, ma oggi ci sono i social che possono aiutare a evidenziare situazioni di illegalità. Basta una segnalazione, un video, per sputtanare quella organizzazione e forse di lì arrivano le forze dell'ordine. Ahimé è così. Al momento giro con un megafono e strillo, però devo dire che è accaduto qualcosa, sta accadendo qualcosa.

Prima la bici, poi la tv

La svolta televisiva di questi ultimi anni ha permesso certamente a Vittorio Brumotti di far parlare di sé a livello nazionale, ma resta che la sua professione sia un'altra, ovvero quella di sportivo e, alla domanda se nel suo futuro veda la bici o la tv, lui non ci pensa due volte: "Al 100% la bici, il megafono è solo perché mi sono rotto le palle di andare in giro per le città e mentre mi alleno vedo situazioni che non posso far finta di non vedere".

La dinamica dell'aggressione a Brumotti

L'esatta dinamica dell'aggressione è tutt'ora al vaglio dei militari: Brumotti si trovava in via Carlo Tranfo, all'angolo con via Luigi Gigliotti, nel quartiere romano di San Basilio, per documentare la compravendita di droga nella zona, gestita a quanto pare da famiglie italiane che sarebbero legate alla camorra. "Agganciato" da uno spacciatore, come già accaduto in precedenza Brumotti ha estratto il megafono iniziando la consueta "denuncia" davanti alle telecamere. Ma a quel punto, dalle case popolari si sono alzate urla, grida, insulti e minacce: sceso dal furgone, si sarebbero sentiti anche due colpi di arma da fuoco esplodere in lontananza. Il tutto alla luce del giorno: erano circa le 16.15 del pomeriggio. Nel frattempo, un uomo coperto da un passamontagna li avrebbe inseguiti, lanciandogli anche un mattone che ha ferito un cameraman alla gamba, prima che l'intera troupe risalisse sul furgone per scappare.

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