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Bambino prelevato a scuola, la polizia dipinta come colpevole: era giusto?

L’informazione, in un primo momento, indirizza l’opinione pubblica sulle colpe delle forze dell’ordine. Forse ci si doveva limitare alle responsabilità dei due genitori, colpevoli della situazione, avendo la polizia eseguito dei semplici ordini.
A cura di Andrea Parrella
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Chi l'ha visto? ha dettato parte dell'agenda di cronaca della settimana. Il filmato di Leonardo, il bambino portato via da suo padre con l'aiuto delle forze dell'ordine, le urla della zia, la regista che ha avuto la premura di attivare la videocamera mentre il fatto sconveniente avveniva, è stato trasmesso mercoledì sera su Rai3, proprio sul finire della puntata del programma di Federica Sciarelli. Da lì, lo sciame televisivo e di reazioni politiche è stato incontrollabile, per qualche ora non si parlava d'altro. Al Tg7 di giovedì sera Enrico Mentana ha indirizzato tutta l'introduzione  del suo telegiornale ad una lunga omelia sull'argomento, pause celentanesche e tono drammaticamente affranto, per una vicenda che meritava giustamente attenzione.

In quello stesso telegiornale, dopo aver chiesto scusa ai telespettatori che potessero subire turbamenti da quelle immagini, è stato mostrato il video, già ampiamente visualizzato per tutta la giornata sul web. Il fatto singolare è avvenuto dopo, quando il servizio che spiegava la situazione ascoltando le due parti, indi ambedue i genitori intervistati, con volti ben evidenti e voci non camuffate. Il giorno dopo, quello stesso telegiornale i volti li oscura e le interviste stesse spariscono del tutto. Non si insinua nulla, al massimo ci si chiede il come mai del dietrofront. Detto ciò, il clamore col quale la notizia è stata fatta circolare, evidenzia il solito problema di fondo di giudizi prematuri.

Nelle prime ore, oltre alla colpevolezza del padre che, indipendentemente dalle sue ragioni legali, si è ridotto ad un gesto non troppo edificante, anche lo stesso corpo di polizia è finito soggetto di un alone contestativo, come ad additarlo di brutalità, sulla scorta delle urla della zia del bambino, che li accusava di commettere un oltraggio imperdonabile e di una donna in distintivo che si rifiutava di rispondere alle sue domande. Il che in fondo non fa altro che alimentare un sentimento di avversità alla divisa già molto marcato. Inoltre, con i recenti aggiornamenti, si è saputo che esiste un altro video, più imparziale, o forse chissà, più parziale in direzione opposta, girato proprio dalle forze dell'ordine durante l'accaduto, che evidenzierebbe come il comportamento della polizia sia stato molto più lieve e che si siano limitati, strettamente, ad eseguire un ordine impartito. A tal proposito una denuncia è stata indirizzata alla zia e al nonno, proprio per aver ostacolato il loro operato.

Sarebbe dunque bene scindere le cose, in una situazione nella quale è indubbio che le colpe siano da distribuire, equamente, solo ed esclusivamente, o almeno principalmente, agli ex coniugi in combutta, che riversano su un innocente il peso dell'acredine recipro. Uno avrà più colpa dell'altra o viceversa, questo sarà chi di dovere a stabilirlo, ma estendere alle forze dell'ordine la responsabilità ha spostato il centro importante della questione su un aspetto non troppo pertinente. Se non si possono accusare la tv e gli altri mezzi di comunicazione di averne abusato, di certo si è contribuito ad indirizzare l'interesse dell'opinione pubblica verso derive leggermente populiste, come a stuzzicare un vizio. Le scuse del capo della polizia Manganelli sono comunque arrivate e, sulla base delle indagini interne avviate, si capirà quanto fossero lecite.

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