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La Rai censura la Boxe perché turberebbe il sonno ai bambini

Stesso trattamento per Karate e Taekwondo, interdetti in prima serata. Petrucci adirato:”Atto gravissimo e inaudito”. I paradossi inspiegabili di un’azienda.
A cura di Andrea Parrella
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Roberto Cammarelle, Anthony Joshua

Anche i dinosauri possono litigare tra loro. Succede a Gianni Petrucci, presidente del Coni, nei confronti della direzione Rai, che ha recentemente deciso di impedire che gli sport di lotta (boxe, taekwondo e karate) venissero trasmessi in prima serata, con la spassosissima motivazione del turbamento che potrebbero creare al sonno dei bambini. Succede dunque che gli sport da sei medaglie alle ultime Olimpiadi di Londra, non possano andare in onda, sui canali tematici Rai, prima della seconda serata.

Si ritiene quasi giustificata l'ira di Petrucci, a cui va riconosciuta la ragione con lo stesso atteggiamento con la quale si riconosce a Sallusti per la sua vicenda, condividendo i due una generale antipatia suscitata presso i più. Si è lasciato andare ad un altisonante "Si tratta di un atto gravissimo e inaudito per il quale chiedo al presidente Tarantola, al direttore generale Gubitosi e al direttore di Rai sport De Paoli un immediato cambio di strategia". Petrucci chiaramente si appella anche al seguito che alcuni sport olimpici incassano subito dopo le manifestazioni, trascinati da un successo o da un personaggio particolarmente significativo che li rappresenti.

L'atteggiamento dell'azienda suona ridicolo, lo si è già detto spassionatamente. Malauguratamente assonante con il consuetudinario modo d'agire della Rai, quello a cui tutti ci siamo abituati, fatto di contraddizioni assolute, decisioni inspiegabili, abnegazione all'immobilità. Volendo tentare un volo pindarico, non si riesce a capire con quale ardire la Rai promuova come disciplina di punta, anche in prima serata, quello sport che più di tutti è capace a generare violenza in chi lo guarda, più che in chi lo pratica. Risparmieremo di nominarlo, perché pleonastico e superficiale. Anzi no, è il calcio.

Ritenere che la boxe, il taekwondo e il karate siano, nella loro onesta espressione di un duello basato su una disciplina, tanto violente da turbare il sonno dei bambini, lascia spazio all'unica interpretazione possibile, che potrebbe essere un disinteresse aziendale, in termini economici, verso la trasmissione televisiva. Dovesse essere così, sarebbe stata una nota di merito essere franchi, piuttosto che indirizzarci verso l'unica deduzione possibile alternativa: ovvero una dirigenza Rai completamente menomata.

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