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Andrea Camilleri: “Mi sono stancato di Montalbano dal secondo romanzo, lui mi ricatta e io ubbidisco”

Lo scrittore si confessa a “#cartabianca” rivelando il suo rapporto contrastato con Montalbano e di come si senta in qualche modo ostaggio della sua popolarità: “Sono stanco di lui dal secondo romanzo, ma con tutto ‘sto successo non si può rinunciare a lui”.
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Andrea Camilleri, geniale scrittore e autore della saga di romanzi che hanno dato vita alla Vigata del Commissario Montalbano, è stato ospite di "#cartabianca", il talk di approfondimento politico e culturale condotto da Bianca Berlinguer. Una intervista in cui lo scrittore 92enne confessa l'amore-odio per il suo personaggio più popolare, il quale ha finito per oscurare il resto delle sue opere, certamente degne di nota come ha dimostrato il recente successo di ascolti de "La mossa del cavallo – C'era una volta Vigata".

Camilleri stanco di Montalbano

Interessante il parere su Montalbano, sul fatto che in un certo senso Camilleri si senta ostaggio della popolarità del personaggio. Alla Berlinguer rivela di essersi stancato di Montalbano dal secondo romanzo, ma le vendite gli hanno fatto cambiare idea.

Non mi aspettavo questo record. Mi aspettavo un buon livello di ascolti ma non mi aspettavo tutto questo successo. Che francamente comincia a preoccuparmi. Temo che qualcuno venga sotto le mie finestre gridando: “Montalbano santo subito!". […] Io mi sono stancato di Montalbano dal secondo romanzo. Già ero stanco e volevo finirla. Senonché cominciò a vendere in un modo spropositato, e quindi non ho potuto fare a meno di continuarlo. Ormai Montalbano è un “ricattatore”, perché mi si presenta e mi dice: “Ma tutto ’sto successo, se non era per me che ogni giorno venivo da te a dirti “scrivimi scrivimi”, lo avresti avuto?”. No. E quindi mi ricatta. Come si fa a rinunciare a Montalbano? Non ne posso fare a meno".

La scrittura di Camilleri

La seconda parte dell'intervista verte sulle sue capacità di scrittore, sul fatto che un romanzo di Montalbano ormai si scrive da solo ("Ti viene a dire: ‘Vedi, ti viene facile scrivere un altro romanzo su di me?") e sul fatto che ama i rumori della vita quotidiana, la solitudine lo blocca.

Ho rallentato il ritmo del mio lavoro, ma continuo a scrivere. Una volta mia moglie entrò nel mio studio quando avevo i nipoti piccoli; due stavano sotto il tavolo, uno sparava con un revolver finto… Mia moglie mi disse: “Tu non sei uno scrittore, Andrea, tu sei un corrispondente di guerra”. Io ho bisogno di sentire la vita accanto, attorno a me. I rumori sono la vita, sono bellissimi. Ho resistito tre giorni in una torre d’avorio che dicono degna degli scrittori: una noia mortale! Solo canto degli uccellini! Ho telefonato disperato: mandatemi i nipoti più rumorosi, per favore.

Il tramonto di Camilleri

Bellissimo il passaggio in cui Camilleri, a domanda sul futuro visto con occhi ottimisti o pessimisti, risponde spiazzando: "Vittorio Alfieri diceva che nell’ora del tramonto viene l’umor nero. Io non ho mai avuto l’umor nero. E dire che sto tramontando… Essere ottimisti ilari è da sciocchi. Secondo me bisogna avere un pessimismo ragionato e soprattutto attivo, essere pessimisti facendo tutto il possibile per superare il pessimismo". 

 

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