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Alessandro Cattelan ha spiegato la leggenda di Max Pezzali e gli 883

La perla di E poi c’è Cattelan del 2 giugno è il finale, con il concerto di Max Pezzali in uno studio ancora vuoto e il solo Cattelan a fare da fan sfegatato. Un momento televisivo in cui sono condensate le emozioni di alcune generazioni, che riesce nella miracolosa impresa di spiegare, pur senza parole, cosa abbiano rappresentato gli 883 per molti tra noi.
A cura di Andrea Parrella
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Nessuno parla alla sua generazione e a quelle limitrofe meglio di come sappia fare Alessandro Cattelan. Il finale di E poi c'è Cattelan del 2 giugno, in onda su Sky Uno, ne è forse una plastica dimostrazione, con la celebrazione di Max Pezzali alternativa a quella che sarebbe dovuta andare in scena allo stadio San Siro il 10 luglio prossimo, quando era previsto il concerto per i 30 anni di carriera dell'ex cantante degli 883.

Max Pezzali "in concerto" a EPCC

Inutile spiegare perché il concerto di Max Pezzali a Milano sia stato rinviato al 2021, ma i 7 minuti finali di #EPCC hanno qualcosa di magico che solo chi rientra in una determinata fascia anagrafica segnata dalla poetica degli 883 può aver colto. Il momento televisivo è stato di per sé molto semplice, Pezzali sul palco a cantare i suoi successi più noti e Cattelan unico spettatore del concerto, che si dimena dando voce a quel misto di affermazioni e frasi fatte, ma non per questo false, su cui si fonda la leggenda di Pezzali e del duo nato con Mauro Repetto. Sono pochi minuti, leggeri e disimpegnati, capaci della piccola impresa di descrivere in modo potente il senso di cosa rappresentino per molte persone gli 883. Un gruppo che, pur avendo un posto di rilievo nella storia della musica e nella cultura degli anni Novanta italiani, è stato spesso accolto con diffidenza da una scuola di pensiero più raffinata.

Un momento televisivo dalla scrittura apparentemente invisibile, in cui vincono idee semplici ed efficaci che intrecciano il linguaggio televisivo con quello dei social, ad esempio il momento conclusivo in cui l'inquadratura diventa quella del cellulare che Cattelan usa per farsi un video insieme a Pezzali mentre canta Come Mai, gesto emblematico del modo di partecipare ai concerti nell'era degli smartphone.

Cattelan, il telemercato, il chiacchiericcio continuo

Vale poi la pena di spendere due parole su Alessandro Cattelan, in cima alla lista dei nomi del mercato televisivo, individuato come il talento puro in attesa di quella definitiva esplosione che, nella vulgata comune, corrisponde a una sola parola: Sanremo. Il telemercato insistente sul suo conto rischia di inquinare il suo personaggio, distraendoci da quello che fa a Sky in questi mesi complessi, durante i quali si è sperimentato con la sua squadra per proporre un intrattenimento in grado di adattarsi, e come in questo caso approfittare, delle limitazioni imposte dall'emergenza sanitaria. Ha ancora tanto da dimostrare, dovrebbe cimentarsi con un pubblico più vasto e composito per la consacrazione definitiva, ma quello che fa lo fa egregiamente.

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