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Zuzzurro colpito da un tumore: “Non mi arrendo, voglio continuare a far ridere”

Andrea Brambilla, in arte Zuzzurro, ha confessato di essere stato colpito da un brutto male ai polmoni. La sua voglia di tornare in scena e di avere ancora un contatto con il pubblico è senza dubbio più forte di quella di arrendersi.
A cura di Eleonora D'Amore
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Andrea Brambilla è malato. A 67 anni è stato colpito da un tumore ai polmoni e ora non gli resta che affrontare questa triste realtà. A testa alta certo, con l'aiuto e il sostegno di una bellissima famiglia (una "santa donna" come moglie e due figli, uno di 30 e uno di 16 anni): "mi sono molto vicini, sono fondamentali. Cerco di reagire per loro". Con il collega Gaspare, nella vita Nicola Formicola, non è più in contatto lontano dalle scene, sebbene abbiano lavorato per più di 35 anni insieme: "È vero, ci considerano vecchi, superati, teatranti. Ma a noi la tv di oggi non piace. Quindi sì, siamo un po' dispiaciuti, ma più di noi, il nostro direttore di banca. Non ci piace questa equazione per cui se non sei in televisione non sei nessuno. Noi per fortuna continuiamo a riempire i teatri. Zelig? È stato bello tornare come ospiti per qualche puntata e non ci aspettavamo una accoglienza così calorosa da parte del pubblico. Si vede che qualcosa di bello abbiamo fatto negli anni". Intervistato dal Corriere, Brambilla ha spiegato come i medici si stanno rapportando al suo male e quanto è orribile il futuro incerto che lo aspetta:

Lo scorso febbraio ero in tournée e tossivo sempre. Ho fatto un controllo. Presto, la diagnosi: tumore al polmone. Molto aggressivo. Con linfonodi. Una brutta botta. Poi ho pensato che si può guarire, son guariti in tanti. Certo ti distrugge fisicamente. Ho cominciato la chemioterapia che alterno alla radioterapia. E ho capito che sto meglio se lavoro. Sono debilitato, ma bisogna reagire. Penso sia doveroso provarci. Vorrei dirlo a tutti, specie ai malati giovani: occorrono volontà e ottimismo. […] I medici sono molto vaghi. Sulla guarigione, tacciono. Io faccio lo gnorri e loro cambiano discorso. Ma sono meravigliosi all'Istituto dei Tumori di Milano. Competenti e molto attenti all'aspetto psicologico. Ho invitato il mio oncologo alla prima teatrale del 15 ottobre e gli ho detto: "Guardi che se non faccio più ridere, la colpa è sua".

La voglia di ricominciare e non arredersi – La sua arte però non si arresta: Zuzzurro sta ultimando il nuovo spettacolo "Non c'è più il futuro di una volta 2.0", previsto in calendario dal 15 ottobre a Milano, al Teatro Leonardo, per tre settimane:

Ci sono giorni in cui mi sento bene e giorni in cui sono stanchissimo. Capisco che il fisico non mi segue e questo dà un senso di frustrazione. Ma bisogna reagire. È una questione anche psicologica. Io spero di farcela a recitare tutte le sere, anche il giorno dopo la chemio. Ho sempre cercato di far ridere la gente e continuerò a farlo. Ma se proprio dovessi saltare una recita, so che la gente e gli addetti ai lavori mi capirebbero. Per questo voglio raccontare pubblicamente la mia malattia: per rispetto al pubblico e alle persone che lavorano con me. Perché sappiano che se mi fermo non è per un capriccio. Ho anche avuto paura che qualcuno pensasse che parlo del mio tumore per farmi pubblicità, per attrarre spettatori. Ma alla fine ho deciso di fregarmene. Per me l'importante è continuare a far ridere. E non sbagliare le battute sul palco: questo mi preoccupa. Tutt'al più reciterò seduto.

La paura di perdere la sua famiglia per sempre – La paura più grande di tutte è quella di perdere per sempre i suoi cari moglie e figli in primis, di non poterli più vedere dicendogli addio troppo presto: "No quello lo sopporto abbastanza bene. L'ago, no. Mi hanno bucato ovunque. […] Non vedere più i miei figli e mia moglie. Ma mi consolo pensando che se morissero loro, starei peggio".

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