“We are who we are” dimostra che esistono storie che meritano il nostro tempo
Questa sera, in onda su Sky Atlantic e in streaming su NowTv, ci saranno altri due episodi di We are who we are. La serie è la dimostrazione che non tutto può essere ridotto al binge-watching. Non tutto può essere esposto alla maratona-indigestione che ti costringe a guardare un episodio dopo un episodio e così via. Alla serie di Luca Guadagnino va regalato il nostro tempo, necessario a distillare le emozioni, a riflettere su quanto abbiamo visto e sentito, provare, come una volta, a immaginare come andrà finire. Quel ‘cosa vedremo nella prossima puntata‘ che il mondo dello streaming ha appiattito e cancellato dalle nostre abitudini. Come dice la canzone, old habits die hard, e quindi è un bene che un titolo come questo, che sembra arrivare da un altro pianeta pur parlandoci in maniera così franca, sia arrivato in questo momento così cupo per la vita di ognuno.
We are who we are è la dimostrazione che il modello del binge-watching non può (e non deve) essere applicato su tutto. Per la spensieratezza e la densità del racconto, è essenziale una fruizione settimanale. Per questo, se siete di quelli che vogliono attendere che la serie – composta da otto episodi – si completi per recuperare tutto in streaming un episodio dopo l'altro, il mio consiglio è di cambiare idea e fruire della serie a cadenza settimanale. Create un gruppo di ascolto, discutetene con amici e parenti, coi genitori, coi congiunti. Coltivate le idee proposte dalla narrazione di Luca Guadagnino, che ci prende quasi a schiaffi con la realtà e con la semplicità con cui i due protagonisti, Caitlin e Frase, analizzano i dubbi e le perplessità dell'adolescenza. Fate tesoro del loro legame e provate a mettervi nei loro panni. Alla fine di ogni episodio, chiudete gli occhi e vi sembrerà di essere lì, nell'America italiana della base militare Nato di Chioggia, a guardare dentro la vostra adolescenza perduta.