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#WaitingForFreaks2, torna la serie nata dal “tubo”

Partono le riprese di Freaks 2 ed è subito attesa febbrile tra i fan: Willwoosh, Ilaria Giachi, Poggioli, Di Biagio, Genolini e Speziale a lavoro da questa mattina.
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Partono le riprese di Freaks 2 ed è subito attesa febbrile tra i fan: Willwoosh, Ilaria Giachi, Poggioli, Di Biagio, Genolini e Speziale a lavoro da questa mattina.

Aspettando l'ultimo attesissimo episodio di Lost In Google, c'è una notizia che non può passare inosservata nel mondo delle webseries: oggi i ragazzi di Freaks hanno cominciato a girare la seconda stagione. L'annuncio è stato dato proprio tramite i canali Facebook e twitter della serie, attraverso una foto instagram da backstage dove si può vedere Guglielmo Scilla, alias Willwoosh, in azione. I fan della serie si sono subito scatenati, riuscendo a portare #WaitingForFreaks2 nei Trend Topic del popolare sito di microblogging. A completare il cast di Freaks2 ci sono Ilaria Giachi, diventata subito un sex symbol della rete nei panni di una provocante vampira, Claudio Di Biagio, ora al cinema con Paura 3D, Andrea Poggioli, Claudia Genolini e Giampaolo Speziale. Ecco i migliori tweet che ci danno una fotografia oggettiva di quanto il fenomeno delle webseries sia ormai seguito ed atteso ben più delle stantie fiction televisive.

L'annuncio di uno dei protagonisti, Andrea Poggioli, tramite la citazione di una delle frasi più belle del cinema contemporaneo, quella pronunciata dal Mark Renton (Ewan McGregor) di Trainspotting:

Quando i fan restano senza parole, invece si twitta qualcosa del genere:

C'è invece chi gioca a fare pronostici, o fare la veggente

I numeri le danno ragione. Secondo le stime su Youtube, la serie ha avuto soltanto nei primi due mesi ben 8 milioni di visualizzazioni, avendo un impatto mediatico senza precedenti per la storia delle produzioni nate sul web. Nel 2011 si è aggiudicata anche il premio come miglior serie al Telefilm Festival 2011. Tornando ai tweet, continuano copiose le citazioni ai propri beniamini.

Chiudiamo la rassegna con un tweet emblematico, che la dice lunga sul trittico mezzi/possibilità/potenzialità. L'Italia non è un paese per youtuber? Direi proprio di no, ma è ora che chi dirige il "gioco" si renda conto che una buona fetta di mercato audiovisivo si è spostato in Rete ed è veicolato dalla Rete stessa. Voi che dite?

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