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“Volevo fare la rockstar 2? C’è ancora tanto da dire”: parla Valentina Santandrea, la vera Olivia

La serie tv ‘Volevo fare la rockstar’ è stata accolta con grande affetto dal pubblico di Rai2. Fanpage.it ha intervistato Valentina Santandrea, la blogger che ha ispirato il personaggio di Olivia Mazzuccato. Con lei abbiamo parlato dell’eventualità che si faccia la seconda stagione, delle differenze tra la sua storia e quella narrata nella serie e delle difficoltà di una mamma single.
A cura di Daniela Seclì
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La fiction ‘Volevo fare la rockstar‘ è giunta al gran finale. Mercoledì 4 dicembre, infatti, Rai2 trasmetterà gli ultimi due episodi. Nonostante la serie con Valentina Bellè sia disponibile integralmente su RaiPlay, ha ottenuto una media di 1,4 milioni di telespettatori. Un risultato decisamente positivo per Rai2. Alla luce del riscontro ottenuto, si farà la seconda stagione? Fanpage.it ne ha parlato con Valentina Santandrea, la blogger a cui è ispirato il personaggio di Olivia Mazzuccato e la storia raccontata nella serie.

La fiction ‘Volevo fare la rockstar' è arrivata al gran finale. Sei soddisfatta del risultato?

Sono contentissima. Accettare che la mia storia diventasse una serie tv è stato un atto di fiducia. Quando ho venduto i diritti del mio blog alla casa di produzione, ho messo in conto la possibilità di rimanere delusa dal risultato e invece è stato tutto bello, fatto bene e con un cast eccezionale.

Ritieni quindi che Valentina Bellè sia riuscita a cogliere la tua essenza?

Sì. Valentina ha anche dato molto al personaggio di Olivia. L'ha fatta sua, le ha dato qualcosa in più. La Mazzuccato non è del tutto simile a me.

Hai avuto modo di contribuire attivamente alla realizzazione della fiction?

Ho scritto il primo soggetto. Ho preso ciò che raccontavo nel mio blog e l'ho trasformato in una storia in parte inventata, che non ricalcava esattamente la mia. Quando l'intenzione di realizzare la serie si è concretizzata, ci ha lavorato un team di sceneggiatori ma ho avuto modo di dire la mia su ogni tappa del progetto.

Secondo te, ci sono le potenzialità per fare la seconda stagione?

Se dipendesse da me direi di sì. È una storia che ha ancora qualcosa da dire. Le ragazze stanno crescendo, Olivia forse si è sistemata con Francesco. Anche Eros ha ancora tanto da raccontare.

Quale credi che sia l'elemento vincente della fiction?

Io ci vedo un cambiamento culturale, a livello di scrittura e di immagini. C'è una scena in cui Olivia parla con le figlie, mentre è seduta sul water. Oppure, Nadja che si spoglia mentre parla con Eros. Si vede a seno nudo. Una donna di 50 anni, in un ambiente normale e non sessualizzato, che si spoglia per mettere il pigiama. Sono scene di vita reale che in tv non si vedono quasi mai.

In rete i blog non scarseggiano di certo. Cosa ha fatto emergere il tuo?

Quando ho iniziato a scrivere il blog vivevo dispersa negli Appennini con le mie figlie, non avevo la tv e non avevo Internet. Non scimmiottavo qualcosa che esisteva già. Inoltre, non c'era ancora l'idea di diventare blogger o influencer per lavoro. In quest'ottica, molti blog si sono trasformati e hanno tentato di dire ciò che le persone volevano sentire. Io, invece, me ne sono sempre fregata. Ho parlato dell'infanzia triste, delle case popolari, di mio padre che è morto quando ero piccola. Ho raccontato cose crude.

A proposito della tua storia, quali sono le principali differenze tra Valentina Santandrea e Olivia Mazzuccato?

Una delle differenze principali è che io ho tre figlie, mentre nella fiction ce ne sono due. Il motivo è narrativo perché nella serie il compagno di Olivia sparisce, lasciandola incinta. Quindi non poteva avere un altro figlio da lui. Io e il mio ex compagno, invece, siamo rimasti insieme per un po' di anni. Il modo di pensare di Olivia e il rapporto con la madre e con il fratello somigliano molto a quelli che ho io. Mia madre, però, non viene dal mondo delle dipendenze. Mi ha avuta da giovanissima, è una tipa particolare. Sì, c'è stata poco ma solo perché faceva due, tre lavori.

Il tuo ex compagno Gaspare è presente con le bambine, a differenza di quanto raccontato nella fiction?

Sì. Io nel blog l'ho sempre chiamato ‘il donatore' perché quando ho iniziato a scrivere ci eravamo appena lasciati e nonostante sia stata una separazione pacifica e oggi siamo ottimi amici, all'epoca ho sofferto tantissimo. Provavo rancore e non volevo parlare di lui sia per rispetto delle bambine che per rispetto della sua privacy. Così, creativamente, è diventato un personaggio che sparisce e che non si fa più vedere.

Sei diventata mamma giovanissima. Avevi 22 anni quando sono nate le gemelline Lucia e Camilla. Undici mesi più tardi è arrivata anche Carolina. Qual è stato il momento più buio che hai dovuto affrontare da madre single?

Quando è finita con il mio compagno è stato un po' come toccare il fondo. Ero giovane. Avevo appena cominciato a lavorare. Guadagnavo 900 euro al mese. Non è che lui sia sparito, ma la quotidianità con le bambine la gestivo io. Pensa che fino a qualche anno fa, avevo paura del buio. Poi mi sono trovata improvvisamente da sola. Ho capito che ero io l'adulta di casa. Le bambine erano autorizzate ad avere paura, mentre io dovevo essere il loro punto di riferimento. Da lì ho cominciato a risalire.

Che effetti ha avuto la messa in onda della fiction sulla vita di Lucia, Camilla, Carolina e Gaspare?

Il progetto risale a molti anni fa, ho avuto il tempo di prepararli. Ho detto loro che avevo raccontato una storia, che avrebbe potuto non piacergli. Li ho invitati a non identificarsi con la serie ma a considerarla solo un progetto artistico a cui avevo preso parte. Però sono contenti che io lo abbia fatto.

Che consiglio ti senti di dare a chi sta vivendo una situazione non facile come quella vissuta da te?

Sarò banale ma qualunque problema, anche quello più grande, va affrontato. E certe volte, ci svegliamo e sul nostro problema stanno facendo una serie tv (ride, ndr). L'altro giorno leggevo: ‘Se cade un meteorite in giardino, puoi disperarti o fare una piscina'. Il messaggio credo sia questo. Trovare la chiave di lettura per trasformare il negativo in positivo.

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