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Vittorio Sgarbi condannato a pagare 100 mila euro, diffamò il procuratore Caselli

I fatti risalgono al 1995, quando in una puntata di “Sgarbi Quotidiani”, il critico lesse la lettera di un anonimo che rivolgeva pesanti accuse a Gian Carlo Caselli, sostenendo di aver raccolto una testimonianza di don Pino Puglisi.
A cura di Daniela Seclì
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Il giudice Antonio Liberto Porracciolo, del tribunale civile di Caltanissetta, ha condannato Vittorio Sgarbi a pagare al capo della Procura di Torino Gian Carlo Caselli, 100mila euro. L'accusa è di diffamazione. I fatti risalgono al 1995 quando, nel corso di della puntata del 7 aprile di Sgarbi Quotidiani, il critico lesse una lettera di un anonimo che sosteneva di riportare una confidenza di don Pino Puglisi, prete ucciso dalla mafia nel 1993. Secondo quanto scritto nella missiva, don Puglisi era turbato perché Caselli, al tempo capo della Procura di Palermo, avrebbe fatto pressioni perché lui denunciasse i fatti di mafia che conosceva, violando anche il vincolo sacerdotale. L'anonimo, poi, affermava che le esatte parole del prete erano state:

"Caselli ha fatto di me consapevolmente un sicuro bersaglio"

Come riporta "Il Fatto Quotidiano", Caselli negò di aver esercitato pressioni su don Pino Puglisi e querelò Sgarbi per diffamazione a mezzo stampa. Il procedimento si è poi prescritto in sede penale. Assistito dall'avvocato Antonio Coppola, Gian Carlo Caselli ha citato in giudizio Sgarbi anche per danni morali. La sentenza riconosce all’ex procuratore il risarcimento di 100 mila euro, che il critico dovrà pagare con Rti, società del gruppo Mediaset che si occupa della gestione di Canale 5.

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