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Vesuvio che erutta Covid, Massimo Giletti replica alle polemiche: “Grafica fatta da un meridionale”

Il conduttore di Non è l’Arena commenta l’indinazione per l’immagine del Vesuvio che erutta Covid sottolineandone il paradosso: “Prodotto artistico fatto da un ragazzo meridionale, cresciuto vicino all’Etna. Si tratta di una provocazione per dire che il Covid è morte”. Poi si scusa aggiungendo: “Come si può pensare a un’offesa? Si dà più peso a questo che alla battaglia che stiamo facendo sulla sanità campana. Da noi i politici non vengono perché facciamo le domande”.
A cura di Andrea Parrella
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Una grafica può fare miracoli, compreso quello di sollevare enormi polemiche. È quanto accaduto a Non è l'Arenail programma condotto da Massimo Giletti che nelle ultime ore si è trovato al centro di una bufera mediatica di stampo campanilistico, a causa di un'immagine che ha fatto da sfondo all'approfondimento di Giletti sul Covid e, in particolare, sulla situazione campana: l'armonia del golfo di Napoli rotta dal Vesuvio che erutta lava e lapilli di Covid. "Lo dico con grande umiltà – Giletti rispondendo a Fanpage – perché c'è sempre questa forma di vittimismo immediato e dietrologie?".

Qualcuno ha paragonato quell'immagine al coro da stadio "lavali col fuoco". Come è nata quella grafica?

Il ragazzo che ha fatto questa grafica è un ragazzo meridionale, la scorsa settimana mi propose questa idea dell'analogia tra il pericolo del Vesuvio che erutta e il fatto che il virus rappresenti un rischio di portata similare. Secondo la sua visione creativa lava e Covid sono comparabili. Mi sono detto che un ragazzo di Catania, nato e cresciuto vicino all'Etna, potesse interpretare una sensibilità simile e non ho avuto dubbi.

L'indignazione inoltre è arrivata con un certo ritardo, l'immagine inoltre era già presente la settimana precedente. 

Sì, questa settimana era schiarita, ma il concetto era sempre quello. Come si fa a pensare che ci sia dell'altro dietro a questa cosa? Per me il lavoro di un grafico ha una cifra artistica, che magari a volte può non essere compresa o fraintesa. Probabilmente è successo questa volta. 

Simbolicamente il Vesuvio che erutta, a Napoli, è l'immagine di morte più potente che si possa immaginare. 

Ma il Covid è morte, il significato che voleva restituire è proprio questo. Chiaramente a chi mi chiede retoricamente perché non sia stata fatta una grafica identica in chiave milanese, rispondo che la lava a Milano non c'è perché non c'è il vulcano. Lo farei sul Duomo, ma che senso avrebbe? 

La reazione indignata per questa grafica rischia di prendere il sopravvento sulle inchieste stesse?

Io ho il 70% di persone che lavorano con me che è meridionale e ancora devo sentir ripetere queste storie nonostante i miei programmi portino avanti da anni battaglie per il sud. Non voglio che sia un elemento di vanto, perché è il mio lavoro e lo faccio con passione, ma certe volte diventa avvilente.

In questi casi si fa sempre la domanda di rito: si sente di volersi scusare con i napoletani?

Io inizialmente mi sono detto che non dovevo scuse a nessuno, perché secondo me è assurda questa puntuale dietrologia contaminata da vittimismo. Ma poi vi pare che con il sindaco in studio farei un'offesa così? A me queste cose non appartengono. 

De Magistris, appunto, molti sottolineano la strana coincidenza della sua presenza in studio. Anni fa proprio con lui ebbe un contenzioso per alcune frasi su Napoli che non furono apprezzate. 

Al tempo io dissi, magari in modo forte, che una parte della città di Napoli non era pulita. È legittimo che in quel caso un sindaco si arrabbi, perché gli contesti il fatto che lui non la stia pulendo quella città. Io qui davvero non comprendo la questione e non ho obiettato quando l'idea mi è stata presentata. È un'immagine forte, ma da qui a dipingerla come cosa offensiva, secondo me ce ne passa. Ci perdiamo su un'immagine e ci può stare, naturalmente mi scuso se la cosa ha urtato qualcuno, però inviterei tutti a guardare la questione da un altro punto di vista. 

Quale?

Beh ad esempio quello della battaglia che noi stiamo facendo, a tappeto, sulla crisi della sanità campana. Probabilmente si dovrebbe sottolineare questa battaglia, che mi permetto di dire conduciamo abbastanza in solitudine in televisione. 

Ha avuto risposte da Regione Campania dopo i suoi attacchi?

Al momento no, ma noi continuiamo e non ci fermiamo e vedrete che questa battaglia scuoterà qualcosa. 

Televisivamente parlando questa sua battaglia contro De Luca potrebbe essere letta in realtà come una lotta a Fazio, suo "avversario" della domenica sera che ospita spesso il governatore, traendone non poco giovamento in fatto di ascolti.

Ma no, perché io la battaglia non la faccio solo sulla Campania. Stiamo andando in tutti i luoghi del sud Italia, dalla Calabria alla Sicilia e mi sono anche scontrato con l'assessore lombardo che ho contestato. La lettura contro Fazio è giornalistica e ci può anche stare, ma non è l'intento del nostro lavoro. Noi mostriamo numeri e facciamo domande e forse qualcuno non viene da noi proprio per questo. Le passerelle da noi non le fanno e infatti da noi molti non ci vengono

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