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Festival di Sanremo 2017

Vessicchio: “Sanremo? Si parla degli ascolti e basta, non lascia un segno nella musica”

Beppe Vessicchio ritiene che negli ultimi 10 anni, il Festival della canzone italiana non sia riuscito a lasciare un segno nella discografia. Il maestro d’orchestra spera che si torni a costruire una cultura musicale, anziché affidare il futuro della musica ai talent.
A cura di Daniela Seclì
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Il maestro Beppe Vessicchio ha rilasciato un'intervista al sito ‘Il giornale off'. Il suo nome è indissolubilmente legato al Festival di Sanremo. La sua presenza nella famosa kermesse canora – che tornerà in tv dal 7 all'11 febbraio 2017 – affonda le sue radici negli anni '80: "Come direttore d’orchestra sono arrivato al Festival nel ’90. In realtà misi piede a Sanremo per la prima volta nell’85 quando ancora l’orchestra non c’era e noi arrangiatori seguivamo i cantanti come ‘fiduciari'. Io ero con Zucchero col quale avevo collaborato per Canzone triste. Dal ’90 sarò mancato tre o quattro volte al Festival".

Ha spiegato, poi, come ritiene sia cambiato l'approccio al Festival di Sanremo e ai suoi brani, nell'epoca dei talent.

"È un programma televisivo: è gestito dalla tivù, si parla degli ascolti e di quanto è seguito e basta. Trattandolo così è logico che diventi sensibile a ciò che la televisione ha già reso prezioso. Ma è innegabile che musicalmente, negli ultimi dieci anni, Sanremo non ha lasciato nessun segnale forte nel mondo della discografia. Sicuramente i talent hanno dato una sterzata, hanno smosso il mercato discografico aumentano le speranze dei giovani…"

Vessicchio: "Occorre costruire una cultura musicale, non si può affidare ai talent il futuro della musica"

Infine, il maestro d'orchestra ha dichiarato che l'avvento dei talent, non deve mettere a rischio la costruzione di una cultura musicale nostrana: "Va bene se parallelamente non perdiamo di vista anche una strada che provi a costruire una cultura musicale. Non è giusto rischiare che i talent depauperino un percorso di formazione che ha reso grande l’Italia per secoli quale è l’istruzione della musica attraverso i Conservatori e gli altri istituti preposti. Il talent è come giocare al Lotto: nulla di male, se però non si affida solo alla lotteria l’ipotesi di portare avanti le proprie ambizioni o la propria sopravvivenza. Così il talent: nulla di male, se però non si affida solo a questo il proprio futuro nella musica".

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