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Vermicino, 38 anni fa la morte di Alfredino, Angelo Licheri: “Non voglio essere chiamato eroe”

Nel giorno dell’anniversario dalla morte del piccolo Alfredo Rampi, parla a La Vita in Diretta l’uomo che tentò di salvare il bambino caduto in un pozzo. Ancora oggi non riesce a togliersi dalla mente quei momenti, ma chiede con voce ferma di non essere definito eroe.
A cura di Andrea Parrella
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Sono trascorsi esattamente 38 anni dalla tragedia del Vermicino, quando il piccolo Alfredino Rampi, caduto in un pozzo, dopo quasi 60 ore di tentativi di soccorso perse la vita. Un fatto drammatico che è tristemente rimasto nella storia di questo paese come uno dei momenti che più ha segnato la recente storia  d'Italia.

Protagonista della vicenda è Angelo Licheri, l'uomo che tentò di entrare nel pozzo per salvare il piccolo Alfredino, arrivando a toccarlo ma senza riuscire a riportarlo in superficie. Ospite de La Vita in Diretta Estate, in occasione della prima puntata del programma condotto da Beppe Covertini e Lisa Marzoli, Angelo Licheri ha fatto subito fatica a trovare le parole per descrivere le sue emozioni nel ricordare quelle ore. La commozione è immediata e Beppe Convertini lo abbraccia, nel tentativo di consolarlo.

Licheri racconta quindi i momenti concitati di quel tentativo di impresa, quando sfrontatamente si propose per tentare di salvare il piccolo Alfredino entrando in quel cunicolo troppo piccolo persino per il corpo di un bambino. "Ero arrivato a toccargli i capelli – racconta –  e la prima cosa che feci fu quella di pulirgli gli occhi". Licheri racconta del bambino come incapace di parlare: "Rantolava, ma quando gli dicevo le cose avevo l'impressione che quel rantolo fosse più forte, e che quindi capiva quello che stavo provando a dirgli".

Non c'è giorno in cui Licheri non pensi a quei momenti, come ha raccontato a Fanpage.it in un'intervista del 2018. Quella del Vermicino è una vicenda che non lo abbandonerà mai, una vicenda per la quale tutti gli italiani continuano a descriverlo come un eroe. Definizione che lui stesso rigetta quando Covnvertini, sul finire dell'intervista, lo definisce tale: "Non voglio più sentire la parola eroe", chiede Licheri al conduttore, prima della chiusura dell'intervista.

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