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Veline: one, two, three stacc…ate la spina!

E’ inarrestabile la corsa al trash del programma Veline, durante il quale si fa fatica a capire cosa è peggio, se le aspiranti showgirl, il conduttore Ezio Greggio, gli stessi autori o la spalla comica Matteo Troiano.
A cura di Eleonora D'Amore
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Puntuale come ogni biennio ricompare la trasmissione Veline in tv e più che gioire al pensiero di un'oretta di intrattenimento serale, viene da sbuffare a ben guardare il bizzarro show messo in piedi all'orario di cena. Non stiamo qui a fare i falsi moralisti o ad appellarci ad inutili quanto sterili discussioni su cosa o meno dovrebbe passare in tv in una fascia protetta (a quello ci penserà il parental control), verrebbe più che altro da soffermarsi sul modo in cui è stato confezionato il tutto, a partire dalla conduzione.

Debole e a tratti irritante appare la voglia di divertire a tutti i costi di Ezio Greggio, protagonista con le aspiranti di turno di teatrini da Drive In d'altri tempi, che oggi appaiono anacronistici e di sicuro poco esilaranti. La presenza sul palco della fida spalla Matteo Troiano non sostiene la scena come vorrebbe e, anzi, demarca ulteriormente quel confine sottile tra satira e demenzialità. Seppur notevole lo sforzo ogni sera nel cambio d'abito e di registro, quest'ultimo non riesce a rinverdire la vena ironica di un Greggio fuori forma, forse anche per "lo straordinario" estivo dopo un anno intero di duro lavoro dietro il bancone di Striscia La Notizia. Sì perchè non è che è decaduto improvvisamente come anchorman o come comico, appare solo poco adatto al ruolo di "mattatore" da villaggio turistico, quasi come se fosse privato di quella straordinaria propensione alla satira di denuncia.

“ Sogno di diventare Velina da quando ero piccola, se non dovessi riuscirci mi piacerebbe diventare magistrato. ”
Aspirante Velina
Ma passiamo a loro, le protagoniste di questo "circo mediatico" allestito sotto il cielo d'estate, le Veline, gran parte delle volte già facce conosciute nel mondo dello spettacolo. Arrivano impeccabili, con la piega ancora calda di phon o di piastra e i vestitini ridotti al massimo; fremono per afferrare il microfono e appena arriva il momento di giocarsela….si perdono. Passi l'attenuante dell'emozione, ma ciò che si può recepire da ognuna di loro è un mix di progetti confusi, discordanti a tratti paradossali (della serie "Sogno di diventare attrice e medico" oppure "Voglio diventare Velina da quando ero piccola, se non dovessi riuscirci mi piacerebbe diventare magistrato"), corredati di sorrisi persistenti ai limiti della paresi facciale. E questo è niente rispetto al momento della specialità da esibire in diretta, che il più delle volte si riduce a monologhi di drammi shakespeariani male interpretati (recitazione), canzoni stonate con testi improvvisati (canto), balletti un pò goffi (danza) e performances ginniche ridotte per lo più ad una serie interminabile di mirabolanti ruote.

Capiamo perfettamente la tenera età (l'età media è intorno ai 20 anni!) e allo stesso tempo l'incapacità di gestirsi in un contesto così mediaticamente esposto, però è indubbio che risulta difficile seguire Veline dall'inizio alla fine senza cadere nella tentazione di girare su Rai1 per assistere ai collage in bianco e nero del programma Techetechetè. O almeno risulta impossibile quando il buon "Ezino" è pronto ad esclamare "One, two, three…stacchetto!", una frase che annulla definitivamente ogni esitazione e riesce a farti amare anche la piccola Gian Burrasca Rita Pavone della rete ammiraglia.

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