Una parola di troppo, Magalli chiarisce il suo sfogo: “Non era un attacco alla Rai”
Giancarlo Magalli dovrà attendere che Rai2 riprenda la sua consueta programmazione, per tornare regolarmente in onda con il suo quiz pomeridiano Una parola di troppo. Proprio in questi giorni il conduttore si è visto sfilare due puntate del suo programma, a causa di un cambio programmazione della Rai che ha lasciato spazio ad un'iniziativa in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne e alle partite della Nazionale Femminile Italiana. Magalli si era sfogato su Facebook dicendosi "vergognato" e chiedendo scusa al pubblico per una "programmazione così schizofrenica".
Il chiarimento di Giancarlo Magalli
"Non c'è alcun attacco alla Rai, ho solo fatto un post su Facebook per scusarmi con i tanti telespettatori che mi scrivono chiedendomi i motivi delle frequenti cancellazioni del programma", si affretta a mettere in chiaro Giancarlo Magalli, "Qualcuno doveva pur farlo". Raggiunto dall'Adnkronos il conduttore spiega che le sue parole sarebbero state male interpretate, ma che in realtà i toni del suo sfogo erano molto più cauti di quanto sia sembrato: "È la solita vicenda che viene ingigantita, allargata, dai siti che vogliono fare sensazionalismo, ma non ho nulla contro la Rai, anzi. Invece di ‘schizofrenica' avrei potuto dire ‘fantasiosa',non sarebbe cambiato nulla".
Gli accordi con Ludovico di Meo
Con il direttore di Rai 2 Ludovico Di Meo gli accordi erano chiari: il nuovo quiz di Magalli sarebbe dovuto andare in onda su Rai 2 tutti i giorni dal lunedì al venerdì nella fascia 17:15 – 18:00. In questo modo il pubblico si sarebbe man mano affezionato al nuovo quiz e avrebbe restituito il gradimento in termini di ascolto. Poi però "i giorni sono diventati quattro perché il venerdì ce l'hanno tolto per trasmettere un altro programma", spiga Magalli all'Adnkronos, "poi diventano tre o due perché un giorno c'è il volley, un altro il calcio, un altro ancora la diretta dalla Camera o dal Senato", si sfoga in conduttore. "E' chiaro che la Rai può decidere di mandare in onda quello che vuole, ma con queste continue sospensioni non si riesce a creare l'affezione che è alla base dei risultati di ascolto di un programma".