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Travaglio e il ritorno a Servizio Pubblico: “Doveroso provare prima di arrendersi”

IL vice direttore del Fatto Quotidiano spiega su Fb i motivi del suo ritorno nel programma di Santoro dopo la lite della settimana precedente. Spiega di essere stato rassicurato dall’uomo che gli ha dato voce nel 2006, quando nessuno lo faceva.
A cura di A. P.
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In un post pubblicato su Facebook pochi minuti fa, Marco travaglio ha spiegato molto chiaramente quale sia stato il motivo preciso del suo ritorno in trasmissione, o meglio della sua non dipartita, dalla trasmissione, anzi dal sodalizio che lo ha lanciato televisivamente nel 2006 "quando nessuno mi dava la parola", dice lui. Travaglio spiega della grande rabbia provata la scorsa settimana, durante la trasmissione, quando ha preferito abbandonare lo studio per non tascendere, ed anche del chiarimento che ha preteso dalla redazione, le rassicurazioni avute da Santoro. Ecco il messaggio integrale che il vice direttore del Fatto Quotidiano ha deciso di indirizzare a tutti coloro che lo seguono, dopo una settimana nel quale molti hanno temuto, o sperato, di non vederlo più al giovedì sera, nel luogo consueto in cui ci si era abituati a vederlo, anche a fronte delle polemiche incrociate con Cairo, il patron di La7:

Cari amici, martedì quando ho deciso, dopo tre giorni di riflessioni, di colloqui con vari amici e di lettura dei vostri commenti, di riprovarci con Servizio Pubblico, sapevo benissimo che avrei comunque scontentato molti di voi.Se tornavo, chi non voleva che tornassi avrebbe detto che l'ho fatto per contratto (nessun contratto mi impone di stare dove non voglio stare o di pagare penali se non ci sto) o per soldi (come se ci fosse qualcosa di strano o riprovevole  nell'essere retribuiti per il proprio lavoro) o perché era tutta una sceneggiata (spiacente, ma non riesco proprio a incazzarmi, e neppure a placarmi a comando, tipo foca ammaestrata). Se non tornavo, chi voleva che tornassi avrebbe detto che sono un presuntuoso, una checca isterica, una primadonna che non tollera le critiche e il contraddittorio, un ingrato che sputa nel piatto in cui ha mangiato, un rissoso astioso e rancoroso che non sa tenere rapporti civili con il prossimo, e poi naturalmente un grillino servo di Casaleggio, o un pidino servo di Renzi, o un antiberlusconiano in crisi per astinenza da Berlusconi (che fra l'altro, per essere morto, mantiene una discreta cera) e non so cos'altro.La verità è che giovedì scorso mi sono incazzato per davvero e ho preferito uscire dallo studio per non trascendere per davvero. Poi mi sono posto per tre giorni la domanda che avevo messo nero su bianco sul Fatto e su questa pagina, dopo averci dedicato un libro e tanti articoli: esiste ancora la possibilità di preservare in tv uno spazio libero di informazione immune non dal dibattito, dalle critiche, dalle contestazioni, dalle eventuali smentite o rettifiche, ma dal chiacchiericcio che fa uguale tutto e il contrario di tutto, confondendo fatti con opinioni? Sbollita l'incazzatura, ne ho parlato con Michele Santoro e con la sua squadra, ho esposto i miei dubbi, ho ricevuto rassicurazioni. E ho pensato che, prima di buttare via uno spazio prezioso, nato nel 2006 grazie a Santoro quando nessuno mi dava la parola in tv, fosse doveroso fare un altro tentativo prima di arrendersi. Giudicate voi se quel tentativo, ieri sera, è andato a buon fine oppure no. Cioè se è stato utile a voi che ascoltavate. Io spero di sì. Però, come sempre, leggerò le vostre riflessioni, nella speranza che siano fondate su ciò che ho fatto (stretta di mano compresa) e su ciò che ho detto. Grazie a tutti quelli che mi sono stati vicino.

Gepostet von Marco Travaglio am Freitag, 24. Oktober 2014

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