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The Prom, quando musica e paillettes sono le armi con cui si combatte per i diritti civili

È disponibile a partire da oggi su Netflix, la nuova creatura di Ryan Murphy: The Prom. Il regista ha radunato un cast stellare per raccontare la storia della giovane Emma, esclusa dal ballo della scuola perché lesbica. A combattere a suon di musica questa battaglia per i diritti civili ci saranno James Corden, Nicole Kidman, Kerry Washington e una meravigliosa Meryl Streep, motivo per cui vale la pena di vedere questo film che racconta un’America meno idilliaca di quanto siamo abituati a vedere.
A cura di Ilaria Costabile
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È arrivato su Netflix uno dei film più attesi snocciolati nel catalogo della piattaforma streaming per questo dicembre 2020: The Prom. La nuova creatura di Ryan Murphy, che ha radunato un cast a dir poco stellare per dar vita ad una storia che, in realtà, è la trasposizione cinematografica dell’omonimo e pluripremiato musical di Broadway. Ma, cosa dobbiamo aspettarci dalla visione di questo film?

Chi ha vagamente confidenza con il mondo di Ryan Murphy sa, di certo, che la sobrietà non è cosa che gli appartiene: dalla fotografia alle luci, dai costumi ai colori tutto in The Prom grida vitalità e, in effetti, non c’è premessa migliore trattandosi di un musical. Quindi, inforcate gli occhiali, nel caso ne aveste bisogno e godetevi questa pioggia di lustrini, luci abbaglianti e abiti sgargianti perché è proprio dietro questo arcobaleno che si nasconde l’essenza di questo film così atteso. La storia di The Prom, in effetti, ha un canovaccio già ampiamente noto nelle commedie americane, solo che stavolta la protagonista non è la solita ragazza impacciata che desidera andare al ballo della scuola, ma non riceve nessun invito, qui la discriminazione non avviene in base all’abbigliamento poco chic, ma in base all’orientamento sessuale.

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Il motivo per cui Emma (Joe Ellen Page) non può partecipare al consueto ballo scolastico è perché è innamorata di una donna. Un’onta per la piccola comunità dell’Indiana in cui si trova il suo istituto, ma in soccorso al conservatorismo più spinto c’è una schizzinosa Mrs Greene, una impeccabile Kerry Washington che, da brava madre di provincia, cerca di tutelare i diritti della piccola comunità dove “il diverso” non è visto di buon occhio. Peccato che sia proprio sua figlia, il cui volto è quello di Arianna DeBose, ad essere la fidanzata della giovane protagonista. E la lotta in nome di una fantomatica giustizia si fa interessante.

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Alla tematica della lotta per i diritti civili, si aggiunge quella assai più ‘leggera’ delle star alle prese con un flop che merita riscatto. Ed ecco scendere in campo i paladini della giustizia armati di lustrini e scarpe scintillanti: Dee Dee Allen, Barry Glickman, Angie e Trent rispettivamente Meryl Streep, James Corden, Nicole Kidman e Andrew Rannels. Convinti di salvare la loro reputazione e di accalappiare like a profusione, in un mondo che misura la popolarità in base all’influenza sui social, le star di Broadway arrivano in Indiana e finiscono per riscoprire sé stesse, indagando nel loro animo come mai avevano fatto finora.

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La musica, l’intreccio di parti cantante e recitate, gli immancabili balli nei centri commerciali e nei corridoi della scuola che rimandano molto alla scuola di Glee, descritta per l’appunto da Ryan Murphy, si innestano con un racconto corale più introspettivo, che mostra l’altra parte dell’America. Un' America bigotta, conservatrice, che nulla ha a che vedere con il “sogno” di cui tanto si parla, ma dove i figli sono ostracizzati dai genitori perché omosessuali, un’America in cui il successo è la misura di tutte le cose a discapito della libertà individuale. Con il tipico ritmo riservato ai musical, dove l’atmosfera favolistica ci distacca dalla realtà, viene raccontata una storia che, purtroppo, di radici innestate nel terreno del reale ne ha fin troppe. Una lotta che stride con l’individualismo del mondo odierno quella in cui si battono i protagonisti di questo musical, ma che ci dimostra quanto le cose possano e debbano cambiare, favorendo e sensibilizzando all'integrazione e all'apertura senza nasconderla, ad esempio, dietro un opprimente credo religioso.

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Menzione d’onore va, però, a colei che ha reso questo film una chicca: Meryl Streep. Unica, inimitabile, nei panni della diva stanca di portare il fardello del suo successo, capace di emozionare chiunque con il suo modo di padroneggiare la scena, grandiosa nell’attraversare quell’altalena di emozioni che vanno dall’euforia alla disperazione, rendendole reali e tangibili. La sua presenza, rispetto a quella quasi marginale di Nicole Kidman e quella a tratti macchiettista di James Corden e Adrew Rannels, rende il tutto decisamente più godibile.

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