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The Leftovers, quelle belle serie americane che non capisci niente

Nella seconda stagione della già criptica serie tv del creatore di “Lost” il quadro si complica anziché semplificarsi. Una trama che teorizza la reazione degli umani davanti ad una catastrofe inspiegabile. Ma “The Leftovers” è un caos reso così bene che lo accetti, capisci poco subito, nella speranza di capire molto alla fine.
A cura di Andrea Parrella
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Va in onda da circa due anni, ma giunti alla quarta puntata della seconda stagione, "The Leftovers" (Sky Atlantic il lunedì notte in lingua originale, martedì in italiano) continua a essere una serie tv incompresa. Non incompiuta, è oramai assodato l'inconprensibilità sia una componente fondamentale dello script. Della prima stagione la sola certezza rimasta sono i cosiddetti scomparsi, o svaniti nel nulla, come vuole il sottotitolo italiano: in un giorno apparentemente qualsiasi, il quattordici, spariscono d'improvviso e senza spiegazione migliaia di persone. La prima stagione si concentrava sulle reazioni della popolazione di Mapleton, una piccola cittadina vicino New York. Il fenomeno è inspiegabile e resta inesplorato, tranne che nei suoi effetti. La comunità si divide, tra chi, resiliente, si affida alla fede cristiana e sceglie di convivere con la disperazione della perdita, proseguendo in una vita "normale" e chi, dall'altra parte, sceglie un irreversibile silenzio di protesta concedendosi l'inarrestabile consumo di sigarette come unico legame alla vita di un tempo. Bravi attori, colonna sonora straziante che crea dipendenza ed è così che dai creatori di "Lost" (uno dei due, Damon Lindelof, è lo stesso, mentre l'altro, Tom Perrotta, è l'autore del libro da cui tutto è tratto) decidi di accettare tutto.

La seconda stagione disorienta invece di ordinare, giunti al quarto episodio, i primi tre hanno visto i principali protagonisti trasferirsi in un'altra cittadina, questa volta del Texas, l'unica salvata dalla grande sparizione, tanto da essere diventata luogo di culto e pellegrinaggio. E pure qui si ripropone uno schema similare di situazioni ancestrali nelle quali una comunità cerca di adattarsi, con scaltrezza, a quanto il destino ha scelto: l'indovino che vende alla gente i suoi poteri (sì, l'attore è lui, Eddie di "Otto sotto un tetto"), miriadi di curiosi che giungono in città per la magia di un luogo che è stato graziato, oltre ad una squadra punitiva che combatte la speculazione sul fenomeno e mette in atto una specie di caccia alle streghe. Il quadro religioso è intatto, anzi semmai rafforzato, dimostrandosi la cittadina profondamente grata a Dio per non aver subito la sparizione; in questo quadro, entrano i protagonisti della prima stagione, in cerca della pace e dell'eden, ancora avviliti per la perdita. Ma pure qui iniziano a succedere cose strane, persone che spariscono, un lago che si prosciuga d'improvviso, terremoti, la cittadina sconvolta.

In questo vortice di elementi tu stai lì che guardi e ti chiedi sempre dove ti trovi, cosa stia succedendo, disorientato e spaesato. Sul finale di ogni puntata, mai banale, ti dici sempre che sono bellissime queste serie tv americane in cui non capisci niente. Troppa confusione per meritare attenzione? Difficile dire se a "The Leftovers" si conceda il lascito di credibilità derivante dai nomi che ci sono dietro e dall'autorevolezza della serialità americana. Di sicuro si può dire che nella serie con Justin Theroux (meglio noto come quello che sposò in segreto Jennifer Aniston) c'è una trasposizione molto credibile di una vera apocalisse moderna, della vita e dei costumi, un momento di grande passaggio segnato da un avvenimento storico che sconvolge ogni certezza e mette l'uomo davanti all'esigenza di interrogarsi davvero su quello che ormai ha dato per scontato. Teorizza nuovi bisogni, nuove credenze, nuove Lourdes e Medjugorje, luoghi la cui leggenda è ormai proverbiale, quasi data per scontata, e nel teorizzarle ne evidenzia l'evanescenza, o meglio il senso della loro esaltazione: la necessità. Davanti a questa considerazione si conclude che la trama assume quasi un ruolo secondario, a beneficio di una profonda analisi dei nostri comportamenti primordiali, di come si comporterebbe il mondo, in sostanza, se domani dovessimo essere vittime di una catastrofe inspiegabile. Capisci poco subito nella speranza di capire molto alla fine.

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