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Su velini, veline e il perché Striscia si stia arenando in questioni simili

I velini vengono sostituiti nuovamente dalle veline. Si urla allo scandalo, ad una tv che non accetta il cambiamento e ad una società ancorata all’atavica condizione della donna oggetto (come se l’uomo oggetto fosse stato un male minore). Ma Striscia non dovrebbe far parlare delle sue notizie?
A cura di Eleonora D'Amore
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Velini sul bancone di Striscia, a torso nudo mentre consegnano le notizie alle prime conduttrici donne del tg satirico. Gli uomini che si prostrano al sesso forte, passato da mozzo a capitano in meno di mezza stagione. La vera rivoluzione televisiva, il vero riscatto di genere, l'unica modo per reinventare uno status logorato da anni e anni di stecchetti. Poi all'improvviso la notizia e il cambiamento di rotta: via i velini, tornano le veline. Tutto torna come prima, perché sembra che l'atto di coraggio avanzato da solo due settimane sia bastato a capire che forse non si è ancora pronti al cambiamento richiesto.

Il problema, se tale può essere definito, è chiedersi quanto il sesso dei due "Hermes" abbia influito sul funzionamento o meno di un ruolo spesso molto contestato e male interpretato. Il ritorno di due donne riuscirà davvero a convincere che la condizione di "veline", intesa come vera e propria professione nonché addirittura come modello per molte ragazzine, sia indispensabile ai fini del successo di un programma di informazione?

La questione non è nemmeno così attuale quanto si crede: Mara Venier nel lontano 1994 chiese a gran voce "i ragazzi coccodè" (con chiaro riferimento alle figuranti seminude della trasmissione Indietro tutta): "Quella battuta ha scatenato un putiferio, tutti gli uomini offesi, eppure l' idea non era tanto assurda. Mi divertirebbe avere un maschio valletto. Per anni abbiamo avuto le ochette, che poi oche non erano, ma brave ragazze che avevano bisogno di lavorare: che male ci sarebbe ora a far fare quelle stesse cose ai maschi?". L'occasione le fu data da un pezzo del quotidiano "Die Welt", che sottolineava la presenza nei talk show tedeschi di uomini messi a servire bevande agli ospiti, mentre le donne ricoprivano ruoli di sempre maggior potere. Stiamo parlando di quasi 20 anni fa.

Appare quindi quasi superfluo avanzare un motto di natura femminista in un dibattito simile e penso freghi poco al mondo femminile di sentirsi riscattato attraverso la riabilitazione del proprio corpo e la strumentalizzazione di quello maschile. Più probabile, invece, che la questione abbia assunto un valore poco proporzionale alla sua portata e che, con molta franchezza, sia passata da elemento di contorno a (ahimè) punto cardine del discorso Striscia. E dopo anni e anni di onorato servizio, se fosse così sarebbe davvero un peccato.

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