Striscia la notizia cerca i presunti complici di Fabio e Mingo: “Aiutateci a trovarli”
"Striscia la notizia" sembra sempre più intenzionata a coinvolgere gli spettatori nel caso dei presunti servizi finti realizzati da Fabio e Mingo. Nella puntata andata in onda venerdì 15 maggio, infatti, Ficarra e Picone hanno mostrato i volti di tre persone, chiedendo aiuto per poterli riconoscere. I tre avrebbero collaborato alla realizzazione di alcuni servizi dei due inviati pugliesi. Le parole del duo comico alla conduzione del tg satirico, sono state:
"Torniamo sulla questione della redazione pugliese: noi abbiamo la necessità di identificare queste tre persone. Ringraziamo chiunque possa aiutarci".
Pronta è arrivata la replica di Francesco Maria Colonna, avvocato di Fabio e Mingo. Come riporta il Corriere, il legale ha dichiarato:
"Quello di Striscia la notizia è un comportamento aggressivo, sbilanciato rispetto alle capacità dei miei clienti, in quanto si stanno utilizzando mezzi che certamente non sono alla portata dei cittadini, piegati ad attività di polizia giudiziaria".
I due inviati stanno mantenendo il più assoluto riserbo sulla vicenda. Sono, infatti, intenzionati a ricostruire l'accaduto solo nelle sedi opportune. L'avvocato Francesco Maria Colonna, dunque, sottolinea di trovare "scorretto" il comportamento di Antonio Ricci.
"Scorretto dal punto di vista processuale, perché l’attività di indagine deve essere svolta dalla polizia giudiziaria oppure a seguito di indagini difensive, anche queste regolate dal codice di procedura penale".
Già nei giorni scorsi, in un'intervista rilasciata a "Il fatto quotidiano" aveva spiegato di non essere d'accordo con i metodi usati da "Striscia la notizia":
Quello che mi stupisce, è che a fronte del riserbo che deve essere tenuto durante un procedimento come questo, Canale 5 comunica le sue notizie attraverso i giornali. Io francamente ho studiato cose diverse. Ogni giorno sparano a mitraglia un dato, quando i miei assistiti non sono ancora indagati. A me sembra scorretto non nei loro confronti, ma nei confronti del magistrato al quale si sono rivolti per ottenere l’esercizio dei loro diritti. E allora perché lo superano?”.