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Silvio Berlusconi e suo figlio Piersilvio indagati per i diritti tv

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e suo figlio Piersilvio sono stati indagati dalla Procura di Roma nel processo relativo ai diritti tv.
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silvio berlusconi

Si avvicina il 26 ottobre, data in cui Silvio Berlusconi e suo figlio Piersilvio sono stati invitati in Procura a Roma in quanto imputati nel processo milanese sui diritti televisivi di Mediaset. Come se non bastassero tutte le altre grane in campo politico, come lo strappo di Berlusconi con i Fini.

L'avvocato del premier Niccolò Ghedini spiega che "dall'eventuale prosieguo delle indagini si potrà agevolmente evidenziare come i prezzi dei diritti fossero assolutamente congrui e acquistati da società terze e che pacificamente il presidente Berlusconi e Piersilvio Berlusconi sono totalmente estranei ai fatti in oggetto, dovendosi quindi pervenire ad una pronta archiviazione".

Ma come non può essere data anche una lettura politica a questa vicenda? Ricordando l'ostilità presunta che le toghe milanesi hanno nei confronti del Presidente del Consiglio, Daniele Capezzone interviene dicendo: "Non esiste un solo caso nell'Occidente avanzato e nella storia delle democrazie moderne, in cui un plurivincitore delle elezioni, un leader scelto e piu' volte confermato da una larga maggioranza di cittadini, sia stato e sia oggetto di una cosi' massiccia, sistematica, inesauribile serie di attacchi, inchieste, procedimenti giudiziari". E tende a sottolineare la vicenda anche Sandro Bondi che dice che quella contro Berlusconi è "una vera aggressione  oltre ciò che può essere istituzionalmente giustificato, politicamente accettabile e umanamente sopportabile".

C'è chi invece sottolinea che l'interesse della magistratura nei confronti di Berlusconi arriva solo nel 1994, Cicchitto infatti dice: "E' la dimostrazione che fino al '94 la magistratura non si è occupata di Berlusconi mentre dal '94 in poi ha iniziato a occuparsene perchè lui fa politica". E questo, ha aggiunto, "è un grande problema per la democrazia del paese".

Beh, i giudici fanno il proprio lavoro e se non ci sono colpe accertabili nessuno deve temere un processo. Davanti alla legge siamo tutti uguali, o almeno dovrebbe essere così.

Lazzaro Langellotti

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