Serie tv e coronavirus, più di 500 produzioni ferme: quale futuro per l’intrattenimento?
Nelle giornate del lockdown, le serie tv ci stanno facendo grande compagnia. Sono generalmente cresciute le visualizzazioni degli operatori sul mercato, da Netflix a Amazon Prime Video, da Now Tv a Infinity. Il pubblico ha persino preso maggiore dimestichezza con le piattaforme di noleggio, come Rakuten Tv e Chili, che hanno messo a disposizione i film che sarebbero dovuti uscire al cinema nei giorni in cui il coronavirus ha costretto le sale alla chiusura. Stiamo riscoprendo e recuperando titoli e serie tv di almeno un decennio fa e oltre ("I Soprano", "Mad Men", "Prison Break"), stiamo assistendo ai titoli più acclamati nostro tempo ("La casa di carta"), alle suggestive novità che ci rendono in un certo senso orgogliosi di essere italiani ("Diavoli") e stiamo ritrovando vecchi amici in serie spin-off forse migliori delle principali ("Better Call Saul"). Anche in Italia, la fiction è padrona assoluta: i risultati di "Doc – Nelle tue mani" sono lì a testimoniarlo.
L'industria è completamente ferma
La pandemia di coronavirus ha colpito un'industria nel suo momento più prolifico, fermando più di 500 produzioni originali nel 2019. Allo stesso modo, ne è stato propulsore con la grande richiesta arrivata negli ultimi mesi in tutto il mondo. Ma il tempo sta passando e l'industria è completamente ferma. In Italia come nel mondo e come nel luogo più importante della serialità e dell'industria dell'intrattenimento: gli States. Le serie tv inedite che oggi stiamo apprezzando potrebbero non avere una nuova stagione per ancora molto tempo. Siamo ancora molto lontani dal ritorno al primo ciak. Fino a quando le autorità non allenteranno la stretta con i decreti, sarà praticamente impossibile immaginare di ritornare sul set, di pianificare una riunione, una prova, una lettura di un copione.
Come e quando si ritornerà sul set
Mentre da un lato c'è tutta un'industria che chiede e che vuole tornare a lavorare, dall'altro lato non esiste ancora un modo per garantire la sicurezza negli studios. È un problema molto simile a quello che in questo momento ha l'industria calcio, con i padroni che vogliono tornare a far correre i giocatori dietro a un pallone senza però avere risposte chiare sulla sicurezza. Quanto costa testare tutto il personale prima di accedere ai campi da gioco? È possibile? La stessa identica domanda va posta alle crew impegnate nelle produzioni. I tradizionali test al tampone sono da escludere per i tempi lunghi meglio quelli rapidi che sono meno accurati ma forniscono una risposta in almeno 20 minuti. Vi dovranno essere dei veri e propri tutoraggi all'igiene e, in ultimo, le produzioni dovranno spostarsi in luoghi sicuri. Qualcosa di molto simile a una foresteria. Di modo da essere tutti controllati e "isolati" durante la produzione. Niente contatti con l'esterno.
Tra le problematiche che appaiono più banali, infine, quelle che sono forse più spinose: le porte d'ingresso, quelle dei bagni, quelle di qualsiasi locale, avranno ancora le maniglie? I distributori di caffè come saranno azionati? Qualsiasi cosa richiede un contatto fisico, una pressione, il lasciare una possibile traccia di contagio va regolamentata. L'intrattenimento vuole ripartire, dunque, ma ci sono tante domande sul tavolo. E una serie di proposte, indicate dalle stesse case di produzioni. Ma non è ancora arrivata nessuna risposta chiara.