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Serena Williams: “Prima nel tennis, ma il razzismo è ancora una delle sfide più difficili”

Una delle ospiti di Che tempo che fa è stata Serena Williams, la campionessa del tennis che da Fazio ha parlato delle sue passioni fuori dal campo e delle difficoltà affrontate per diventare la numero 1 al mondo.
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Serena Williams allo show di Giorgio Armani (LaPresse)
Serena Williams allo show di Giorgio Armani (LaPresse)

"Non parlo italiano, solo un poco, ma oggi parlo inglese" spiega, ridendo, Serena Williams, una delle ospiti del salotto di Fabio Fazio. Venti minuti in cui la Williams ha parlato un po' di tutto, dai rondoni (sic) alla sua educazione tennistica e a una carriera indirizzata fin da piccola dal padre che aveva deciso di fare delle sue figlie le migliori tenniste al mondo. Riuscendoci. Come suo solito il conduttore di Che tempo che fa prende l'intervista alla larga, sciogliendo il ghiaccio parlando di lei fuori dal campo, con la Williams che spiega la differenza di quando è dentro e fuori dal campo. Una differenza estetica e di percezione da parte del pubblico:

È folle, ma quando ho le maniche lunghe la gente non mi guarda, tutti pensano che sia più alta e riesco a mescolarmi nella folla. In genere ho le gambe e le braccia e il mio culone si vede, in genere quando vado per strada sono vestita in modo diversa forse non mi riconoscono per quello.

La passione per il canto

Poi si passa a un'altra passione per Serena, ovvero il canto e il ballo. La cantante è stata una delle protagonista, ad esempio, del video di "Sorry" di Beyoncé, in cui ha ballato assieme all'autrice di Beyoncé: "Dopo il video con Beyoncé mi faceva male tutto, ho avuto anche difficoltà ad allenarmi (…). Non sono una grande cantante, ma sono brava nell'enterteinment, canto e ballo bene, ma nessuno sente la voce. Non sono una persona serissima – amo i film di Walt Disney – tranne quando gioco".

Una carriera cominciata a 3 anni

La sua carriera comincia da piccolissima, i primi ricordi sono quelli in un passeggino portata dalla sorella Venus – altra grande tennista – proprio su un campo da gioco:

Ho cominciato a 3 anni, ricordo di aver visto una foto con Venus che spinge nel passeggino e dentro ci sono io e siamo in un campo da tennis. Papà ci ha portato a giocare e aveva questo sogno, ci diceva ‘Sarete le numero 1, vincerete i Grand Slam, si parlerà di voi' e la cosa mi entusiasmava tantissimo, però alla fine sono stata io a lavorare tutti i giorni e voler diventare la migliore, lavorare più di chiunque altro sulla terra e ci vuole tantissima disciplina, pazienza, lavoro, e devi sacrificarti.

L'allenamento contro il razzismo

Un padre che le ha abituate a tutto, anche alla possibilità di dover affrontare il razzismo e gli avversari fuori dal campo. Per allenarle pagava dele persone che le insultassero durante gli allenamenti: "Papà è un uomo intelligentissimo ed è stato un precursore, in questo. A volte c'è chi urla contro di te e a volte ci sono persone che semplicemente impazziscono urlandoti cose brutte e papà voleva che fossimo pronte a tutto e siamo riuscite a prepararci mentalmente". E l'occasione, ad esempio, si presentò durante la finale di Indian Wells del 2001, quando in finale la campionessa affrontò Kim Clijsters, dopo aver vinto la semifinale per il forfait della sorella: "Ero una ragazzina quando sono andata a Indian Wells e c'era tutto il pubblico che ha cominciato a fare buuu, fu traumatico, ero un adolescente e ed era solo per il colore della mia pelle. Dobbiamo ancora superare tanti problemi, è una cosa importante parlarne, discuterne" spiegò la Williams, che per 11 anni boicottò il torneo.

La forza mentale della Williams

Sul campo, comunque, le difficoltà non sono solo per chi l'affronta, anzi. Da Fazio la tennista ha spiegato, infatti che le difficoltà nascono anche perché l'avversaria "non ha niente da perdere, gioca come mai nella sua vita, devo sempre andare oltre e questo mi migliora". A volte può essere difficile, perché quando gioco con le altre non hanno niente da perdere, giocano come mai nella loro vita. Devo sempre andare oltre e questo mi migliora (…). Nel tennis ci vuole forza mentale, ma questo vale anche per la vita"

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