Scene lesbo ne I Bastardi di Pizzofalcone, Lupi: “A quell’ora tanti bambini vedono la tv”
Prima gli spinelli, ora le scene di sesso lesbo. Qualche settimana fa Rocco Schiavone, oggi I Bastardi di Pizzofalcone. Non c'è pace per la fiction targata Rai, che negli ultimi mesi, nonostante i successi, si è vista più volte attaccare dal mondo della politica per dei contenuti comparsi in prima serata e ritenuti non idonei. L'ex ministro dei Trasporti e presidente del gruppo di Area Popolare alla Camera Maurizio Lupi si è scagliato contro la fiction tratta dai racconti di Maurizio De Giovanni, criticando scene promiscue omosessuali mostrate durante la narrazione:
È troppo se chiediamo alla Rai di Campo dell'Orto di tenere la propaganda della sessualità libera, sia essa etero o omo, fuori dalla prima serata? È proprio necessario che in qualsiasi trasmissione, sia un talk show, un festival canoro, una produzione di Rai Fiction quale che ne sia il genere, commedia o poliziesco, debba contenere scene esplicite di sesso omosessuale? La signora che ha scritto ad Avvenire denunciando la gratuita, non giustificata cioè dall'intreccio narrativo, scena di sesso tra due donne che ha scandalizzato sua figlia nella puntata del 23 gennaio della serie I bastardi di Pizzofalcone ha ragione da vendere
Il riferimento è alla relazione omosessuale tra l'agente Alex Di Nardo, interpretata Simona Tabasco e il medico della scientifica Rosaria Martone, Serena Iansiti, sfociata in momenti di effusione tra i due personaggi. Il successo strepitoso della fiction con Gassman e Crescentini non esenta dunque I Bastardi di Pizzofalcone dalle critiche. Continua Lupi, riferendosi alla lettera di protesta che una lettrice ha inviato al quotidiano Avvenire: "A quell'ora i bambini davanti alla televisione sono tanti. Fino a quando noi cattolici, ma chiunque ancora creda nella funzione educativa della famiglia, dovremo finanziare con il nostro canone l'incontinenza visiva e le pulsioni ideologiche e non solo di registi e autori pagati con il denaro pubblico? Non si tratta di essere bacchettoni, ho difeso con forza la fiction sul commissario Rocco Schiavone da strumentali attacchi moralisti perché aveva una sua ragion d'essere e una sua coerenza narrativa che in questo caso sono assolutamente irrintracciabili. Rai1 ha una sua immagine e una sua tradizione, a torto o a ragione è ancora considerata una rete per famiglie. Su questo episodio faremo un'interrogazione in commissione di Vigilanza Rai. Partirà oggi una mia lettera al presidente della Vigilanza perché il direttore di rete di Rai1 venga convocato quanto prima per un'audizione".
La politica contro Rocco Schiavone e le canne
Il riferimento a Rocco Schiavone di Maurizio Lupi è per la polemica nata pochi mesi fa dopo la messa in onda dei primi episodi della serie di Rai2, anche quella tratta dai racconti di successo di Antonio Manzini. Sotto accusa, in quel caso, il consumo costante di cannabis da parte del vicequestore interpretata da Marco Giallini, con Maurizio Gasparri che affermava: "No a un poliziotto che si fa le canne in tv". E pure in quel caso, la cifra di telespettatori era altissima rispetto alla media di rete.