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Sanremo 2021, Negramaro cantano in tv la versione originale di 4 marzo 1943 di Lucio Dalla

La terza serata del Festival di Sanremo, dedicata alle cover, si è aperta con un toccante omaggio dei Negramaro a Lucio Dalla, di cui sarebbe stato il compleanno. Il gruppo pugliese ha portato sul palco dell’Ariston la versione originale del brano, che fu presentato alla kermesse cinquant’anni fa, nel 1971, con un testo censurato. La scelta di omaggiare il cantautore bolognese facendo questa operazione è ben precisa: preservare la libertà di espressione degli artisti.
A cura di Ilaria Costabile
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Nella terza serata del Festival di Sanremo, quella dedicata alle cover, i Negramaro hanno portato sul palco dell'Ariston uno dei brani più belli della musica italiana "4 marzo 1943 ", canzone cantata da Lucio Dalla nel 1971 e presentata proprio durante la kermesse sanremese. L'eccezionalità di questo momento con cui si è aperto il terzo appuntamento con la competizione canora, sta nel fatto che la band pugliese abbia deciso di portare la versione integrale del brano, quindi con il testo non censurato, che d'altronde rappresenta la modalità in cui la maggior parte del pubblico italiano l'ha ascoltata in questi anni.

Perché la scelta di cantare la versione originale

Un omaggio inevitabile quello consumatosi nella terza puntata del Festival, un omaggio ad un grande cantautore della musica italiana, che proprio quel 4 marzo avrebbe compiuto 79 anni. Impossibile non pensare a Lucio Dalla che il palco di Sanremo lo aveva vissuto e che i suoi testi, delle vere e proprie poesie in musica, hanno impreziosito il repertorio artistico della musica italiana. La scelta di ricordare il suo estro, cantando la canzone in versione originale, risponde ad un esigenza che Giuliano Sangiorgi spiega con molta franchezza, quando Amadeus gli fa notare proprio questo particolare, l'eccezionalità di un momento unico: "Bisogna preservare la libertà degli artisti" ha dichiarato il frontman della band, prima di mettere in atto il suo monologo ricco di citazioni di canzoni d'autore.

La censura di 4 marzo 1943

Come già accennato, il brano fu sottoposto ad una puntigliosa censura. Il testo fu scritto da Paola Pallottino, insieme anche a Lucio Dalla, e inizialmente aveva il titolo di "Gesùbambino" e racconta la storia di una ragazza madre che ha un figlio da un soldato alleato. Prima di essere presentata al Festival di Sanremo, nel 1971, furono apportati degli accorgimenti, necessari affinché la canzone potesse essere accettata dall'opinione pubblica. Il titolo, ad esempio, fu ritenuto irrispettoso, ragion per cui fu il produttore a cambiarlo scegliendo la data di nascita dell'autore. La motivazione per la quale fu scelto, inizialmente, un titolo così particolare, risiede nel fatto che l'autrice, desiderava omaggiare proprio chi l'avrebbe cantata, ovvero Lucio Dalla, che era rimasto orfano dei genitori alla tenera età di 7 anni. Altre parti del brano furono modificate, probabilmente perché ritenute troppo audaci per una canzone sanremese. Quindi la frase "mi riconobbe subito proprio l'ultimo mese" divenne "mi aspettò come un dono d'amore fino dal primo mese", e ancora "giocava alla Madonna con il bimbo da fasciare" assunse un altro significato con "giocava a far la donna con il bimbo da fasciare". Infine la frase che concludeva il brano, quella probabilmente più cruda e potente, da "e anche adesso che bestemmio e bevo vino, per ladri e puttane sono Gesù Bambino" fu modificata con: "e ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino". 

Il successo del brano

"4 marzo 1943" ottenne comunque un incredibile successo, tanto da posizionarsi terza in classifica al Festival di quell'anno. Rappresenta, senza dubbio, uno dei grandi testi della canzone autoriale italiana e nella versione che ne fece l'Equipe 84, si posizionò in vetta alla classifica della hit parade italiana, rimanendovi per circa tre settimane.

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