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Covid 19

Roby Facchinetti in lacrime: “Sono terrorizzato, a causa del Coronavirus ho perso parenti e amici”

Roby Facchinetti, intervenuto in collegamento nella puntata di Domenica In del 29 marzo, si è detto molto provato. Commosso, ha spiegato di aver perso diversi amici e anche qualche parente a causa del Coronavirus. L’immagine dei carri che trasportavano i malati che non ce l’hanno fatta, lo ha colpito particolarmente.
A cura di Daniela Seclì
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È un Roby Facchinetti molto provato quello che si è raccontato a ‘Domenica In‘. In collegamento con Mara Venier, il cantante ha espresso tutta la sua preoccupazione per l'emergenza Coronavirus in Italia. Tra i tanti morti che il virus ha causato, ci sono diversi amici e anche parenti di Facchinetti. Alla conduttrice ha spiegato:

"Come sto? Insomma, qui non si sta bene. Troppo dolore, troppo pianto, troppo di tutto. Viviamo su un terreno minato. Ci spaventa tutto, siamo terrorizzati. Abbiamo perso parenti, amici. Apri il giornale e scopri di conoscenti e amici che sono andati. Ci sono famiglie intere che hanno perso il papà e la mamma. Che rimangono soli in casa. Veramente più di una guerra. Questo terribile virus prende tutti, non guarda in faccia nessuno. Questa cosa ci spaventa molto".

Come sta trascorrendo l'isolamento

Come tutti, anche Roby Facchinetti ha cercato dei modi per tenersi impegnato in questi giorni in cui siamo tenuti a restare a casa. Il cantante ha spiegato di aver riscoperto il piacere di aiutare sua moglie nelle faccende domestiche, facendo le pulizie e cucinando:

"Sto chiuso in casa da quasi un mese. Faccio il collaboratore domestico con mia moglie. Aiuto mia moglie a fare i mestieri. Ho scoperto che è bello pulire, spostare i mobili. Collaboro anche in cucina e ho scoperto un piatto fantastico, le orecchiette con i friarielli. La musica, poi, mi ha sempre salvato e mi sta salvando anche in questo caso".

Lo sconforto di Roby Facchinetti

Trattenendo a stento le lacrime, Roby Facchinetti ha raccontato quanto sia stato doloroso per lui vedere passare i carri carichi di bare. Tra i deceduti che venivano portati via, c'erano anche persone che avevano fatto parte della sua vita:

"Sono molto provato. Ogni volta che squilla il telefono è un colpo al cuore. Ho perso dei parenti, ho passato queste giornate a consolare i nipoti di questi parenti. La maggior parte dei malati che partono dalle loro case in ambulanza, i familiari sanno che il più delle volte quello è l'ultimo saluto. Chi immaginava di vedere quella fila interminabile di carri. Sono passati a 50 metri da casa mia. Lì sopra c'erano i miei amici, uno dei miei parenti".

Quindi ha concluso rimarcando l'importanza di restare a casa: "Adesso è terrore, più che paura. Non capisco come facciano alcuni a non avere la consapevolezza della gravità di questo virus. Rimaniamo in casa. Se non c'è contatto, non ci può essere contagio. Uscendo, ci sono migliaia di contatti anche imprevedibili […] Ci vorrà del tempo per elaborare tutto quello che stiamo vivendo. Sarà una strada molto lunga. Sono convinto, però, che ci rifaremo con gli interessi. "Chissà se ci rivedremo": è una frase che sento sempre di più negli ultimi giorni. Guai mollare".

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