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Domenica In 2020/2021

Roberta Bellesin ricorda il marito Giorgio Faletti: “Venne un momento in cui pensò di cambiare nome”

Ospite di Mara Venier a Domenica In, la moglie dello scrittore e attore scomparso pochi anni fa ripercorre i momenti determinanti della sua carriera, raccontando un aneddoto particolare. All’alba della sua folgorante carriera da scrittore, Faletti pensò a uno pseudonimo contro i pregiudizi rispetto alla sua carriera di comico. I risultati partoriti lo condussero a cambiare idea.
A cura di Andrea Parrella
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Ricordi, momenti della carriera televisiva e gli anni del successo letterario. La moglie di Giorgio Faletti Roberta Bellesini è stata ospite di Mara Venier a Domenica In per ricordare il marito, scomparso nel 2014. "Di lui mi aveva colpito il suo entusiasmo. Stava chiudendo un album e ci teneva a trasmettermi quel suo sogno".

"Ci siamo conosciuti nella maniera più italiana possibile  – racconta Roberta Bellesini, rievocando i momenti del primo incontro con Faletti – ovvero un ritrovo a casa di amici per una partita di calcio, era la finale degli Europei del 2000, che non andò benissimo. Ne nacque un'amicizia, poi diventata altro". Roberto Bellesini racconta Faletti come una persona dalla grande vitalità, che non era stata affatto scalfita dallo scorrere del tempo: "C'era un'importante differenza d'età tra noi, ma di testa era sicuramente più giovane di me".

Un personaggio camaleontico Faletti, che da comico diventò cantante, col grande successo di "Signor tenente" a Sanremo: "Credo che all'inizio in realtà non si fosse reso conto di quello che aveva scritto – dice la Bellesini – Il testo era certamente forte e l'idea di associare queste parole a una musica minimale era sicuramente innovativa. A fargli capire il valore di questa cosa fu il suo manager, che sentendola gli disse che era un pezzo meraviglioso. A Sanremo si rese poi effettivamente conto della potenza di quel pezzo". 

Il successo letterario improvviso

Poi, all'improvviso, il successo letterario travolgente, nato dallo sviluppo di una passione che aveva avuto sempre

Lui a un certo punto era un po' scomparso. Pensava di aver esaurito la sua carriera televisiva e credeva di aver dato tutto quello che poteva. Visto che lui era un grande lettore, appassionato di thriller, iniziò a scrivere. Disse "voglio scrivere un libro che vorrei leggere". Partì scrivendo alcuni racconti e l'editore gli consigliò di pensare a qualcosa di più strutturato. Così nacque "Io uccido", un successo anche per lui inaspettato, visto che lui stesso inizialmente si reputava poco credibile, vista la carriera precedente di comico.

Inizialmente Faletti si preoccupò anche del possibile pregiudizio rispetto al suo passato: "Pensò addirittura a uno pseudonimo come George Bed-Maker, la traduzione maccheronica in inglese del suo cognome". 

Il ruolo in Notte Prima degli Esami

Tra i modi attraverso i quali Faletti è riuscito a lasciare un ricordo di sé, la fortunata operazione cinematografica di "Notte prima degli esami", in cui lui interpretava il professore Carogna, che finiva per stringere un rapporto di amicizia con il protagonsita interpretato da Vaporidis:

Quando gli proposero la sceneggiatura si legò subito al personaggio. Fu molto stimolato dall'idea di lavorare con attori giovani, alcuni dei quali praticamente esordienti. E quella frase, "l'importante non è quello che trovi alla fine della corsa, ma quello che provi mentre corri", è proprio una frase sua, che lui propose al regista Fausto Brizzi durante le riprese. Questa, secondo me, è una frase che dovremmo prendere tutti come riferimento.

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