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Riforma Rai, il Governo: “I compensi dei vip non devono essere pubblicati”

Si discute in queste ore della Riforma Rai alla Camera, ma è scontro sui compensi dei vip. Per il sottosegretario Giacomelli: “I compensi degli artisti non devono essere pubblicati”.
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È un leit motiv costante, quello del "si, ma quanto guadagna quel protagonista in Rai?". Succede, e anche spesso, quando il programma in questione è particolarmente seguito e amato, come il Festival di Sanremo. Ogni anno si cerca di capire di quanti zero si compone l'assegno che verrà dato al conduttore, a quella valletta, all'ospite di turno. Ma i compensi delle star della televisione non vanno resi pubblici per il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Antonello Giacomelli. Il Governo ne sta discutendo alla Camera dei Deputati proprio in queste ore, in merito al disegno di legge della riforma Rai.

La replica di Giacomelli è a un intervento dell'On. Renato Brunetta (FI) che punta il dito contro la "non-trasparenza" dei contratti dei conduttori, dei giornalisti e degli artisti più in vista, da Fabio Fazio a Luciana Littizzetto, da Massimo Giannini a Massimo Giletti. È una polemica che parte dall'esame dell'art-2 del ddl, depositato dai relatori del Pd Vinicio Peluffo e Lorenza Bonaccorsi. L'emendamento prevede la pubblicazione dei soggetti pagati oltre i 200mila euro, escluso chi ha un contratto di natura artistica.

Antonello Giacomelli ha così spiegato in aula:

Non condividiamo l'intento di colpire questa o quella personalità e di esporla a una morbosa attenzione. […]  Io non ho timore a dire che penso cose simili a quelle dette non solo da Brunetta ma da molti in quest'aula. La differenza è che questo governo e i relatori di questo ddl, oltre a pensarlo, hanno fatto una proposta che nessun altro governo ha fatto prima: vengono messi a disposizione della conoscenza di tutti, sul sito della Rai, non solo le retribuzioni dei dirigenti e anche dei giornalisti, se hanno la qualifica dirigenziale, ma anche quelle che superano i 200mila euro. Non c'è nessun intento di moralizzazione ma l'idea che questo dato nel servizio pubblico va conosciuto. […] Abbiamo escluso i contratti artistici, le star come le chiama Brunetta, non per un trattamento privilegiato ma perché se la logica è dare conoscenza su dati in caso di ruolo dirigenziale per il quale il dato è strutturale, è cioè la retribuzione, per una star il dato che deve essere conosciuto è il dato aggregato del programma. Se la Rai chiedesse a Giacomelli di condurre il Festival di Sanremo, risparmierebbe certo, ma gli ascolti non sarebbero gli stessi. Il dato complessivo è se quell'attività imprenditoriale produce un beneficio o no.

La Riforma della Rai dovrà passare di nuovo al Senato

La Riforma della Rai era stata già approvata dal Senato della Repubblica lo scorso luglio, ma date le modifiche della Commissione, sarà necessario un nuovo passaggio a Palazzo Madama. L'approvazione definitiva del testo è prevista per la fine di novembre.

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