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Renato Pozzetto in Black Mirror, esce “Country Boy”

Da qualche giorno circola online una geniale rivisitazione di “Il ragazzo di campagna”, celebre film anni Ottanta con Pozzetto, con un chiaro accostamento alla celebre serie prodotta da Netflix che si interroga sul rapporto tra uomo e tecnologia.
A cura di Andrea Parrella
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Può sembrare un titolo ingannevole, in realtà è solo il risultato dell'ennesima trovata geniale nata dal web. Di cosa avrebbe parlato un Black Mirror in salsa italiana se Netflix fosse stato inventato 30 anni prima? Quali temi avrebbe trattato per rappresentare la deriva distopica, un futuro a noi prossimo in cui la tecnologia avrebbe preso il sopravvento sull'uomo? Probabilmente al centro ci sarebbe stata la Milano da bere degli anni Ottanta e il conflitto di celentaniana memoria tra campagna e città. Siccome tra le principali tendenze web dei tempi che corrono c'è quella di andare a scavare nel repertorio di quel decennio, da qualche giorno imperversa su internet una rivisitazione in chiave Black Mirror de Il ragazzo di Campagna con Renato Pozzetto.

Il video, intitolato Country Boy, è opera di Karbopapero 900, nota pagina Facebook con un canale Youtube piuttosto popolare. Consiste in un trailer con le immagini del film montate ad arte e un accompagnamento musicale accostato a delle grafiche che ricalcano quelle della serie televisiva prodotta da Netflix. Difficile riuscire a spiegarlo, si fa molto prima a vederlo e in tanti, commentando il video, hanno definito l'accostamento tra le due cose come uno dei video migliori del 2016.

Il Ragazzo di Campagna, un cult anni '80

Nel repertorio di chiunque abbia una certa dimestichezza con gli anni Ottanta, Il ragazzo di campagna è una pietra miliare imprescindibile, tra i primi mattoncini che stanno alla base di una adeguata formazione. Film del 1984 diretto da Castellano e Pipolo, il protagonista è Renato Pozzetto nei panni di Artemio, ragazzo che alla soglia dei 40 anni decide di abbandonare la sua casa in campagna per immergersi nel caos, le luci e il frastuono del contesto cittadino. Prima di trovare casa da solo a Milano, il celebre monolocale che contiene tutti gli ambienti in uno spazio piccolissimo, Artemio si mette in contatto col cugino Severino, interpretato da Massimo Boldi, che vive in città da qualche anno, di professione scippatore. Il film è un'incitazione al ritorno alla terra, alle cose semplici, oltre che una critica alla Milano di quegli anni, espressione di una frenesia quasi incompatibile con i ritmi di una vita normale, tanto che alla fine Artemio, disgustato dall'esperienza milanese, decide di tornare in campagna dedicandosi all'unica donna che lo ami davvero, sua madre.

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