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Renata Fonte, uccisa perché impedì lo stupro ambientale del Salento: “Un’orchidea porta il suo nome”

La fiction ‘Una donna contro tutti’ ha ripercorso la vita di Renata Fonte. L’assessore del Comune di Nardò amava la sua terra come se fosse la sua terza figlia. Lottò con coraggio e determinazione contro coloro che volevano trasformare Porto Selvaggio in una colata di cemento. Si ritrovò da sola contro gli speculatori edilizi e a 33 anni venne assassinata. Oggi, un’orchidea porta il suo nome.
A cura di Daniela Seclì
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Domenica 4 febbraio, Canale 5 ha trasmesso l'ultimo appuntamento del ciclo ‘Liberi sognatori‘. Gli spettatori hanno potuto assistere alla fiction ‘Una donna contro tutti – Renata Fonte‘. L'assessore del Comune di Nardò, negli anni '80, si impegnò perché ci fosse trasparenza e integrità nella gestione della cosa pubblica. In particolare, si oppose a coloro che intendevano trasformare l'incantevole panorama di Porto Selvaggio – in Salento – in una colata di cemento. Così, si ritrovò a fare i conti con uomini senza scrupoli. Il 31 marzo 1984 venne assassinata. Alla regia della fiction Fabio Mollo, nel cast Cristiana Capotondi, Giorgio Marchesi, Michele Morrone, Peppino Mazzotta, Marco Leonardi, Giulio Beranek.

L'orchidea dedicata a Renata Fonte

Nel corso di alcune ricerche sul territorio salentino, il Naturalista e Tecnico della Prevenzione nell'Ambiente Roberto Gennaio, il Dott. Piero Medagli botanico presso l’Università del Salento, Marco Gargiulo e Francesco Chetta – tutti facenti parte della sezione Salento del GIROS (Gruppo Italiano Ricerca sulle Orchidee Spontanee) – hanno rinvenuto nell’area protetta delle Cesine un'orchidea mai vista prima. La pianta deriva dall’incrocio naturale tra le rare Ophrys candica e Ophrys parvimaculata. Dato l'impegno di Renata Fonte per la salvaguardia dell'ambiente, è stato dato a questo esemplare di orchidea (vedi foto in basso, ndr) il nome di Ophrys x Renatafontae. Fanpage.it ha raggiunto Roberto Gennaio per un commento. Ecco quanto ci ha dichiarato:

"L'orchidea dedicata a Renata Fonte è un omaggio a una donna e madre oltre che assessore del Comune di Nardò che si è battuta fino alla morte contro la speculazione e gli abusi edilizi a Porto Selvaggio. Abbiamo voluto ricordare la sua grande forza d'animo attraverso un'orchidea rara come il suo amore per la sua terra".

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La vera storia di Renata Fonte

Renata Fonte nacque il 10 marzo 1951 a Nardò, in Salento. A soli 17 anni conobbe l'uomo che diventerà suo marito: il sottufficiale dell'Aeronautica Militare Attilio Matrangola. Nel 1968, i due convolarono a nozze. Da allora, la donna iniziò a girare l'Italia per seguire gli impegni lavorativi del suo compagno. Nel 1980, Matrangola venne trasferito a Brindisi e dunque, Renata tornò a vivere nella sua Nardò. Si impegnò sin da subito nella vita sociale e politica della sua terra. Nel 1982 si candidò alle elezioni amministrative con il P.R.I. (Partito Repubblicano Italiano) e venne eletta. Venne nominata prima Assessore alle finanze, poi Assesore alla pubblica istruzione e cultura.

Renata Fonte, ritratto di una madre presente e affettuosa

All'impegno politico e sociale, affiancava la vita di moglie e madre. Renata Fonte, infatti, aveva due figlie Viviana e Sabrina Matrangola. Nel programma di Tele Dehon ‘Ten Generation', Viviana ha tracciato un ritratto dettagliato e inedito della madre Renata, ecco quanto ha dichiarato:

“Quando la mamma è morta, io avevo 10 anni. Mia sorella Sabrina ne aveva 14. Due bimbe. La vita di mia madre è stata di un'intensità difficile da eguagliare, ma in tutto il suo vortice di impegni non mancava mai di farci trovare i fiori sulla tavola e di darci tutto il suo affetto e il suo calore. È un esempio di donna a tutto tondo. Appassionata della vita e innamorata della sua terra. In quegli anni era una delle primissime donne in politica".

La lotta per la difesa dell'ambiente e le minacce di morte

Renata Fonte, nella sua veste politica, si rivelò combattiva e decisa. La donna aveva intenzione di difendere il territorio salentino – in particolare il parco di Porto Selvaggio – dall'abusivismo edilizio. Scoprì illeciti ambientali che se non avesse osteggiato avrebbero trasformato quel paradiso in una colata di cemento. Con caparbietà e coraggio si oppose alla speculazione edilizia, ben sapendo di andare a urtare interessi di uomini senza scrupoli, che ai panorami incontaminati di quell'area della Puglia, preferivano i profitti e il conseguente stupro del territorio. La situazione diventò più rischiosa per la Fonte, quando con la sua elezione schiacciò i piedi ad Antonio Spagnolo, primo dei non eletti del P.R.I. Dai giudici verrà definito "Un uomo capace di passare sul cadavere del suo avversario pur di raggiungere un obiettivo". L'uomo giusto per chi intendeva monetizzare su Porto Selvaggio. L'assessore proseguì la sua battaglia da sola, mentre le minacce di morte si moltiplicavano.

Viviana e il presentimento della morte della madre

Viviana Matrangola ha raccontato l'ultimo incontro con la madre Renata. Aveva solo 10 anni, quando il suo sguardo si posò per l'ultima volta su quello della mamma. Avevano appena avuto un battibecco: "Io quel giorno non avevo mangiato il minestrone e avevo fatto infuriare la mia mamma che era già abbastanza nervosa per la lontananza del mio papà, in un momento in cui aveva anche ricevuto minacce di morte. Nel pomeriggio andai a casa di amiche a giocare, abitavano di fronte a casa mia. Lei prima di uscire venne a suonare alla porta e non ci siamo dette delle parole…io l'ho guardata e le ho sorriso e ho avuto forte la sensazione che sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei vista. Con quel sorriso abbiamo fatto pace".

31 marzo 1984 – L'omicidio di Renata Fonte

Renata Fonte continuò a ricevere minacce di morte, ma non mise mai al corrente le figlie di quanto accadeva. Erano troppo piccole e in fondo, la battaglia che Renata Fonte stava portando avanti, era anche per consegnare loro una terra incontaminata in cui trovare conforto e una città in cui la mafia non era riuscita a imporre i suoi metodi. La sua lotta si interruppe la sera del 31 marzo 1984. Era appena uscita da una seduta del Consiglio comunale di Nardò quando, poco distante dalla sua abitazione, venne freddata con tre colpi di pistola. Renata Fonte aveva 33 anni.

Attilio Matrangola al funerale della moglie Renata Fonte
Attilio Matrangola al funerale della moglie Renata Fonte

Il dolore delle figlie Sabrina e Viviana

Viviana Matrangola ha descritto come lei e sua sorella Viviana appresero la terribile notizia della morte della madre: "Quella notte io e mia sorella dormivamo separate. Mia sorella era a casa con mia zia, io dormivo a casa della nonna. Mia sorella purtroppo è stata messa davanti alla realtà a muso duro, da un poliziotto che senza tatto le ha detto chiaramente che la mamma era stata uccisa. A me fu detto che la mamma aveva avuto un incidente. Dopo qualche giorno mi fu detto che la mamma dormiva per sempre. Ho scoperto la verità leggendo il titolo di un giornale ‘Assessore ucciso a Nardò con tre colpi di pistola'".

Sabrina e Viviana Matrangola
Sabrina e Viviana Matrangola

La condanna di Antonio Spagnolo e dei suoi complici

Dopo tre gradi di giudizio vennero stabiliti i responsabili dell'omicidio di Renata Fonte. Ecco come si svolsero i fatti secondo i giudici. Antonio Spagnolo chiese a Mario Cesari di eliminare Renata Fonte. Cesari si rivolse a Pantaleo Sequestro, chiedendogli di indicargli chi potesse portare a termine la richiesta di Spagnolo. Sequestro contattò Marcello My e Giuseppe Durante, esecutori materiali del delitto. Nel febbraio del 1987, Mario Cesari e Marcello My vennero condannati a 24 anni di carcere, Pantaleo Sequestro a 18 anni. Giuseppe Durante e Antonio Spagnolo, invece, furono condannati all'ergastolo. Riguardo al movente che avrebbe spinto Spagnolo a uccidere la Fonte, la sentenza sostiene:

"La Fonte, che occupa un posto che non le sarebbe spettato ‘stava facendo perdere un sacco di soldi' ostacolando un progetto di speculazione edilizia, la realizzazione di un residence lungo la costa salentina, verso Porto Selvaggio. (Spagnolo) accenna poi, sempre vagamente, all’esistenza di altri cointeressati alla faccenda".

Come le figlie di Renata Fonte hanno sempre sostenuto e come la stessa sentenza sembra evidenziare, dunque, Spagnolo era "la persona di fiducia" che avrebbe dovuto stare ben saldo sulla sua poltrona in Comune per garantire a coloro che intendevano speculare su Porto Selvaggio di compiere indisturbati i loro affari. Questi individui, tuttavia, non sono mai stati identificati.

È importante che il messaggio di Renata Fonte arrivi ai giovani

Nella fiction ‘Una donna contro tutti', Michele Morrone ha interpretato l'assassino Marcello My. Intervistato da Fanpage.it, l'attore ha sottolineato quanto sia importante che il messaggio di Renata Fonte arrivi ai giovani: "È importante ricordare perché queste cose non devono più succedere. È essenziale che lo comprendano soprattutto coloro che sono ancora invischiati in quella mer*a. Il messaggio dovrebbe essere proprio rivolto a loro. Mi piacerebbe che ne comprendessero il significato. Mi rivolgo soprattutto ai giovani che si avvicinano al mondo della criminalità: non fatelo, ci sono milioni di modi – certo, a volte anche molto più duri – di guadagnare i soldi, ma molto più dignitosi e onorevoli".

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