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Raoul Bova e la storia vera di Buongiorno mamma: “Ho vissuto una situazione personale simile”

Raoul Bova racconta a Fanpage.it tutti i segreti di “Buongiorno, mamma!”, la fiction che sta alzando l’asticella degli ascolti di Canale 5 dopo un paio di stagioni complesse per la fiction Mediaset: “La serie inserisce un mistery conservando quello che la tv generalista vuole vedere da sempre, e cioè le dinamiche di una famiglia”.
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Da mercoledì 21 aprile è su Canale 5 con "Buongiorno, mamma!" e Raoul Bova, in una lunga intervista a Fanpage.it, racconta i dettagli e la genesi del suo personaggio. "Guido passa con naturalezza da essere un uomo forte e coraggioso, a uno con sensibilità e fragilità importanti. Come le persone nella vita reale". La serie sta alzando l'asticella degli ascolti di Canale 5, dopo un paio di stagioni non esaltanti per la fiction Mediaset: "La serie non fa il passo più lungo della gamba perché inserisce un mistery conservando quello che la tv generalista vuole vedere da sempre, e cioè le dinamiche di una famiglia".

Raoul, partiamo da Guido. Come hai lavorato per costruire il papà di “Buongiorno, mamma!”?

Guido ha una forza incredibile ed è un personaggio moderno rispetto alla media. Un uomo pronto a fare tutto, porta avanti la famiglia, porta a scuola i bambini, legge con loro, fa sport con la figlia, diventa il loro confessore. Quando ho letto la sceneggiatura ho capito subito di essere di fronte a un progetto importante. Leggevo e immediatamente stabilivo una forte empatia. Non succede spesso. In questa serie tutti sembrano una cosa, poi diventano qualcosa di diverso. La scrittura di Elena Bucaccio ha saputo cogliere la tridimensionalità di tutti i personaggi.

Elena Bucaccio ha dichiarato di essersi ispirata alla storia vera di Nazzareno e Angela Moroni. In che modo questa storia è entrata nel processo creativo? 

Elena ha conosciuto personalmente Nazzareno e Angela. Io avevo una situazione simile personale, già da dieci anni, e ho riconosciuto subito quel tipo di personaggio perché ho visto e conosciuto persone come Guido. Sono persone che tirano fuori la forza di sopportare, tirano fuori tutto quello che pensano di non avere, tutto quello che credono di non riuscire a sopportare mai.

Ho letto che il fatto di aver cresciuto una famiglia numerosa ti ha aiutato molto. 

Sì, ci sono cose che ho riconosciuto da padre di quattro figli. Cose che sai come vanno e un po’ le riporti sul set. Se vuoi tenere unita una famiglia, devi avere un’apertura di animo e poi devi saper ascoltare, ascoltare i tuoi figli. È facile imporre delle regole, ma poi bisogna anche sapere come aderire con tutto quello che si innesca in una famiglia.

E poi? 

E poi c’è la forza di tanto amore, di tanto attaccamento alla vita. Questa serie parla anche di anime, di vita e di morte, di affetti che non si rompono mai. Tutto questo sembra una favola all’inizio, ha una connotazione quasi fiabesca. La cosa bella è che si è parlato di un qualcosa che succede, può succedere – il coma per l’appunto – ma tutto intorno a sé parla di vita. È quindi è una serie sulla vita.

È questo il segreto di “Buongiorno, mamma!”? È una serie sulla vita?

Sì, un segreto che è poi vicino alla realtà, allo stato delle cose: noi abbiamo tutti le nostre debolezze, le nostre fragilità. I personaggi, di solito, sono monocromatici e Guido ha una moltitudine di colori. Passa con naturalezza da essere un uomo forte e coraggioso, al tempo stesso ha la forza di non reagire a tanti situazioni per portare avanti la sua famiglia ma è anche lui un uomo con i suoi momenti di debolezza e di fragilità. E la scrittura ti aiuta molto poi a quel punto.

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I dati di ascolto confermano in qualche modo la ripresa della fiction Mediaset, dopo qualche annata non convincente. Cosa sta funzionando questa volta?

La fiction ha il merito di non aver fatto il passo più lungo della gamba. Perché ha conservato anche quelle dinamiche che le tv generaliste vogliono vedere. Sono dinamiche familiari e non è detto che per questo debbano essere dinamiche scontate. È stato un ottimo modo per raccontare un mistery unita a una situazione familiare particolare. Ripeto, la scrittura e le idee sono fondamentali a questo punto. Ci vogliono storie importanti, intense e forti. Per il passato se ne sono fatte di storie così, speriamo di farne sempre così.

Che tipo di attore sei sul set?

Diciamo che ho passato diverse fasi (sorride, ndr), da quella del pignolo a quella del severo.

E adesso che fase è?

Adesso è la fase del rispetto, dell’ascolto e della sincerità. Questa serie partiva dal cuore e non dal cervello, questo ha aiutato molto. È tutto molto vero.

Questa fiction apre definitivamente a nuova fase della tua carriera, più matura. E a me lascia una curiosità: tu di ruoli ne hai fatti tanti e a ogni latitudine. Quali sono quelli che vorresti fare in futuro?

Ogni ruolo ha il suo fascino. Io ho esplorato tanti generi e ci sono film drammatici, film spettacolari, dalla commedia romantica al film d’azione fino alla fantascienza, penso per esempio ad Alien Vs Predator. Quindi, tutto mi affascina purché sia scritto bene. Il cinema è bello quando è bello.

Il cinema è bello quando è bello ed è bello quando è in sala, soprattutto. 

Eh infatti sì, è troppo tempo che ci manca la sala. Dobbiamo ritornarci assolutamente. Dobbiamo andare a vedere tanti bei film al cinema e tante opere al teatro.

Raoul, per chiudere, a cosa non rinunceresti mai in questo momento? 

Alla famiglia, non ho desideri diversi. Poi, appena ci sarà più tempo e più possibilità, mi dedicherò al mio hobby preferito che è lo sport.

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