Rai e Mediaset in lutto e senza pubblicità per Genova, la tv è ancora il termometro del Paese
Per la giornata di lutto nazionale di sabato 18 agosto, in memoria delle vittime del disastro di Genova, dove il crollo del ponte Morandi ha provocato 41 morti, le principali emittenti generaliste italiane annunciano lo stop agli spot pubblicitari per tutto il corso della giornata. Ai più potrebbe apparire come una notizia apparentemente irrilevante, ma non è così.
La storia di questo mezzo di comunicazione ci dice innanzitutto che non si tratta di un impegno abituale, specialmente per reti interamente private e, dunque, strettamente legate agli introiti pubblicitari. Se per la Rai questa decisione appare come una sorta di atto dovuto, non vale lo stesso per Mediaset, che in questo caso fa una scelta inedita.
Il blocco degli spot pubblicitari in segno di lutto ci dice, però, anche qualcosa sul ruolo che la televisione è ancora in grado di interpretare in questo Paese. Intendiamoci, Quando le principali emittenti nazionali rinunciano ad una vitale forma di introito come quella pubblicitaria, lo stanno facendo in ragione di una reputazione pubblica da difendere, dunque in una logica che è sì innanzitutto legata ad una forma di rispetto e cordoglio verso le vittime, ma che in seconda istanza si preoccupa delle ricadute che una scelta del genere può avere sull'immagine e la considerazione dell'azienda presso l'opinione pubblica.
Rai, e ancora di più Mediaset, dimostrano di saper comprendere il momento, essere sintonizzate al senso comune, di saper sentire il polso dei telespettatori, percepirne le pulsioni, a dimostrazione di una inaspettata vitalità del mezzo televisivo, che resta il termometro di questo Paese.
Volendosi concedere un'escursione argomentativa, oltre che un ardito parallelismo, le emittenti generaliste italiane fanno un gesto simbolicamente opposto a quello della Lega di Serie A la quale, al netto dei match rinviati di Genova e Sampdoria, ha deciso di far giocare ugualmente le partite della prima giornata di campionato, persino nel giorno stesso del lutto nazionale. Senza volersi addentrare troppo nella questione e peccare di un eccesso di semplificazione, immaginando come il rinvio di una giornata di Serie A rappresenti un problema ben diverso da quello televisivo, che implica difficoltà a livello logistico e organizzativo, sorprende una certa incapacità della Lega di comprendere il momento e percepire le pulsioni popolari di cui sopra.
Tornando nel recinto televisivo, queste decisioni hanno i loro effetti, e non è un caso che la notizia dello stop agli spot pubblicitari abbia sorpreso in positivo una vasta parte dell'opinione pubblica, anche quella più scettica nei confronti del mezzo televisivo.