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Pupi Avati e il significato della parola “Sempre”

E’ certamente da annoverare tra gli ospiti più importanti della serata il regista e scrittore Pupi Avati che fa il suo ingresso sulla scena di Quello che (non) ho, raccontando con fare malinconico, la sua interpretazione della parola “Sempre”.
A cura di Stefania Rocco
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E’ certamente da annoverare tra gli ospiti più importanti della serata il regista e scrittore Pupi Avati che fa il suo ingresso sulla scena di Quello che (non) ho

E’ un Pupi Avati intenso, malinconico quello che colora la prima puntata di Quello che (non) ho, il nuovo show di Saviano e Fazio su La7. Il celebre regista, scrittore e produttore cinematografico calca per la prima volta il palco di questo nuovo show tra gli applausi scroscianti del pubblico  e un’introduzione emozionata da parte di Fazio che lo presenta come il grandissimo maestro di cinema e di vita che ha dimostrato di essere. Il regista si presta a una disquisizione quasi romantica che pone l’attenzione sulla vita di ognuno di noi, un’esistenza dai ritmi frenetici nella quale la parola “sempre”, splendida in tutta la sua forza, non ha quasi più ragione d’essere. Come l’intervento di Favino, anche il suo è un monologo accorato, pronunciato con voce bassa e ferma ma carico di quell’esperienza di vita che un personaggio come lui ha accumulato in anni di successi ma anche di sconfitte. Partendo dalla sua infanzia, Avati racconta il suo primo incontro con Federico Fellini e quell’abbraccio profumato di borotalco che, per sempre appunto, gli consentirà di ricordarlo. Ricordi di una vita vissuta sempre al massimo, nella consapevolezza di aver realizzato quei sogni che alcuni possono solo sforzarsi d’immaginare. Sogni realizzati col desiderio di renderli senza tempo perché potessero vivere “per sempre”.

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