Più meme che musica, il problema di “The Voice” è nel logorio dei talent show
Dopo una campagna di lancio fittissima su tutte le reti Rai per il ritorno in azienda di Simona Ventura, è finalmente arrivata la prima puntata di "The Voice of Italy" in una formula rinnovata, con nuova conduttrice e giuria nuova di zecca. Un progetto su cui la nuova Rai 2 di Carlo Freccero punta moltissimo, ritenendo quello di "The Voice" il programma di punta per rilanciare definitivamente la seconda rete del servizio pubblico. Le prime tre ore di Blind Audition sono in grado di dirci diverse cose, che elenchiamo qui di seguito.
Una giuria quasi perfetta
La prima è che la nuova giuria funziona. La composizione è stata pensata con grande sapienza, fondata sul raffronto tra vecchio e nuovo, tra esperti e consumati uomini di musica e televisione e volti nuovi, meno noti al pubblico generalista della Tv, ma più vicini alle fasce di pubblico più giovane.
Morgan fa questo genere di programmi con il pilota automatico, è il suo pane, affronta il talent da professionista, ha intuito ed esperienza necessari per innescare le dinamiche del format e soddisfarne i bisogni. Gigi d'Alessio sembra a suo agio, difende con onore la sua appartenenza al classico e sa prendersi in giro (il momento del "non ho capito" a una concorrente che gli aveva detto di essere sound designer ha già le spalle larghe per diventare un tormentone).
Pollice in su anche per Elettra Lamborghini, forse il nome sul quale c'erano più dubbi alla vigilia, non fosse altro che per la sua esperienza marginale nel mondo della musica. Lei però si impone subito portando in scena un personaggio svampito, spontaneo e sinceramente divertito e dei siparietti generazionali con Morgan che potrebbero essere una chiave del programma. Meno nitida la figura di Gué Pequeno: rappresenta l'alternativa musicale più solida e consapevole al melodismo che accomuna Morgan e Gigi d'Alessio, ma sembra quello che più fatica a mostrare la sua identità televisiva.
L'importanza di avere la Ventura
Infine Simona Ventura, vera notizia di questa nuova edizione di "The Voice of Italy". Il suo apporto è fondamentale per la visibilità data al programma, tutta incentrata sul suo ritorno in Rai. In queste prime puntate registrate sarà difficile notare il suo stile, ma qualche cosa l'abbiamo già vista: la missione al mercato della frutta per comunicare a un concorrente che è stato scelto per The Voice è nelle corde della conduttrice e sembra rientrare tra le piccole forzature al format blindato del programma.
Ancora talent nel 2019?
Se si tende a concordare sull'efficacia della messa in scena, discorso a parte si potrebbe aprire sull'opportunità di riproporre questo format in un momento storico in cui il genere televisivo dei talent show appare saturo, visto l'effetto consunzione di altri format come X Factor e Amici. L'elemento chiave per programmi di questo genere dovrebbe essere l'effetto sorpresa, l'imprevedibilità di certe esibizioni. Se la ricerca dell'effetto sorpresa diventa un meccanismo consolidato, al quale il pubblico si addomestica, decade il concetto stesso di stupore. Così il paradigma di programmi come "The Voice", creati con l'intento dichiarato ma non sempre sincero di mettere la musica al centro, è ribaltato dal risultato finale e ne viene fuori una trasmissione televisiva che è una fucina perfetta di meme e gif da far girare su Twitter e nei gruppi d'ascolto di WhatsApp, in cui la musica rischia inesorabilmente di finire in secondo piano.
In definitiva "The Voice of Italy" appare come un programma più utile alla Ventura, che probabilmente verrà rilanciata in Rai da questa operazione, che per Rai2. Difficile immaginare che un prodotto televisivo consumato da diverse edizioni (che peraltro hanno raramente scomodato il paragone con "X Factor") possa rappresentare il punto di partenza per un nuovo corso della rete. Gli ascolti e il paragone con il Grande Fratello sapranno dirci qualcosa di più.